venerdì 30 agosto 2013

legulei patriottardi


In questi giorni, complice anche un po' di deteriore propaganda del maggiore (nonché unico...) quotidiano locale, sta imperversando in internet e sui vari social network un nuovo personaggio, destinato ad arricchire la colorata e variegata schiera delle tipiche macchiette triestine: il leguleio patriottardo.

Il leguleio patriottardo, dopo due anni che gli altri triestini si sono svegliati ed hanno cominciato a reclamare - civilmente, ma a gran voce - i loro diritti, si è improvvisamente svegliato anche lui.
Si è reso conto che sono in tanti che, forti di leggi e trattati internazionali, stanno minando alle fondamenta quelle che per lui erano granitiche certezze.
E si sente in dovere di correre ai ripari, affannandosi (ovviamente, senza riuscirci...) a confutare le asserzioni su cui è basata la sacrosanta rivendicazione del Territorio Libero di Trieste.

Visto che è dispersivo correr dietro a questi personaggi, e che Twitter e Facebook non si prestano a confronti sereni ed analitici, riassumo qui il nocciolo della questione: se i legulei patriottardi hanno piacere di argomentare civilmente qui, verranno confutati altrettanto civilmente. Se vogliono gridare slogan, verranno ridicolizzati. Se insistono, verranno bannati.
Chiare le regole?
Andiamo avanti:

Il trattato di pace del 1947 che, nel bene e nel male, ha chiuso per l'Italia la seconda guerra mondiale, è stato ratificato dall'Italia con Legge 3054/52. Il che significa che il trattato in ogni sua singola riga, parola e virgola ha il valore di legge. Quindi, può esser modificato e corretto solo ed esclusivamente con un'altra legge: qualsiasi altro meccanismo, di qualsiasi altro tipo, non è possibile, non è ammesso, non è nemmeno concepibile. Una legge si cambia solo con un'altra legge: è un concetto chiaro ed abbastanza evidente, no?

Bene, nell'art. 21 del trattato di pace c'è un passaggio per noi importante:

È costituito in forza del presente Trattato il Territorio Libero di Trieste […] Il Territorio Libero di Trieste è riconosciuto dalle Potenze Alleate ed Associate e dall'Italia, le quali convengono, che la sua integrità e indipendenza saranno assicurate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. [...] La sovranità italiana sulla zona costituente il Territorio Libero di Trieste [..] cesserà con l'entrata in vigore del presente Trattato

Quindi, c'è una legge dello stato che recita che, nel settembre 1947 (ovvero quando è entrato in vigore il trattato di pace) l'Italia ha perso la sovranità sul Territorio Libero di Trieste.

Vi risparmio tutti i successivi trascorsi ed avvenimenti storici, gli sgambetti diplomatici, i giochi di spie e controspie: il concetto fondamentale è che, anche per la legge italiana, l'Italia ha perso la sovranità sul Territorio Libero di Trieste il 15 settembre 1947. OK? Ci siamo? Fino a qui, nulla da obiettare?
Bene. Rinunciamo alla disamina dei successivi avvenimenti storici: sono fatti ancora troppo vicini nel tempo per poterli valutare con serenità ed obiettività. Nessuno di tali fatti ha portato alla fine di diritto del Territorio Libero di Trieste che, sulla carta, è ancora ben vivo e vegeto.
Non solo, ma se anche vi fosse stata una qualche sequenza di eventi che avesse portato ad una fine di fatto del Territorio Libero di Trieste, e questo fosse tornato in un qualche momento sotto sovranità italiana... ebbene, sarebbe stata necessaria (anzi, indispensabile!) una legge che andasse a correggere la legge 3054/52, non solo ristabilendo la sovranità dell'Italia su Trieste, ma anche regolamentando tutti quei complessi aspetti che riguardano gli indispensabili "passaggi di consegne" quando un stato subentra ad un altro...

Ebbene, esiste una legge del genere? No, non esiste nessuna legge italiana successiva alla 3054/52 che ristabilisca la sovranità italiana sul Territorio Libero di Trieste.

Dite che invece esiste, che deve esistere, che non può non esistere?
Bene, vi segnalo questo sito: www.normattiva.it
Ci sono TUTTE le le leggi italiane (un lavoro immane...). Spulciatele, aiutatevi con il motore di ricerca (funziona discretamente) e, se la trovate, segnalatemela (link, please!)
Io personalmente non sono riuscito a trovarla (anche se sono invece riuscito a trovarne tante che invece ribadiscono a vario titolo, o almeno lasciano trapelare, l'esistenza e sopravvivenza del Territorio Libero di Trieste). Forse voi avrete più fortuna...

Nota: non dovete cercare interpretazioni storico-politico-giuridiche, complicati combinati-disposti di 17 leggi differenti emesse nell'arco di trent'anni, reinterpretazioni di circolari ministeriali alla luce di sentenze di Cassazione: dovete proprio cercare una LEGGE, chiara ed evidente, tra quelle emesse dalla sinistrata Repubblica Italiana, che sancisca in maniera chiara ed inequivocabile la sovranità italiana sul TLT.

Odio gli sprechi, particolarmente quelli di tempo. Il tempo è prezioso, anche se si tratta del tempo dei legulei patriottardi. Quindi, vi dò una mano.
Del problema, nel corso degli ultimi due anni, sono stati investiti fior di magistrati, che si sono trovati ad affrontare una rogna non da poco: svariati cittadini che, in cause sia civili che penali, ne disconoscevano l'autorità basandosi appunto sul semplice assunto che l'Italia non ha sovranità su Trieste, e che quindi loro stavano esercitando il loro ruolo di magistrati senza nessuna valida legittimazione.
Ebbene, pensate che in questi due anni qualche magistrato sia riuscito a confutare questa contestazione? Ebbene, no, al momento non ci sono riusciti. Hanno solo tergiversato, rimandando la questione oppure scaricandola sulle spalle di qualcun altro.

Se l'Italia vuole la sovranità su Trieste, non ha che una cosa da fare: proclamare una legge che ne sancisca la sovranità sul Territorio Libero di Trieste. Semplice, no?
Quindi, se volete agire per preservare la sacra ed inviolabile italianità di Trieste, non dovete organizzare patetici cortei, strani gruppi segreti su Facebook, o emettere roboanti proclami: se volete fare qualcosa di utile per la vostra causa potreste semplicemente ad esempio promuovere una legge di iniziativa popolare che sancisca il definitivo e fatidico ritorno di Trieste all'Italia. Buon lavoro.

Ah, dimenticavo: il lavoro sarà inutile perché, anche se doveste riuscire a raccogliere le 50.000 firme necessarie (e personalmente ne dubito), una legge del genere NON PUO' ESISTERE, nel senso che l'Italia NON PUO' PERMETTERSI DI PROMULGARLA senza incorrere in tali e tanti problemi internazionali, da non sapere come gestirli...
Perché? Ah no, adesso volete troppo. Se volete, correte a raccogliere firme, oppure mettetevi a studiare SERIAMENTE la questione... non pretenderete che vi dia io sempre la pappa pronta?
  


mercoledì 21 agosto 2013

Trieste - la libertà cancellata


Questa è una carta d'identità, rilasciata dal Comune di Trieste il 13 dicembre 1955.
Il Governo Italiano era subentrato al G.M.A. nel suo ruolo di amministratore fiduciario da oltre un anno.

Non è dato di sapere se quella grossolana cancellatura che tramuta il "Territorio Libero di Trieste" in un anodino "Territorio di Trieste" è stata fatta per iniziativa di un qualche oscuro funzionario comunale "più realista del re", oppure per "disposizioni dall'alto"...
Sarebbe fin troppo facile ironizzare sulla disorganizzazione della nuova amministrazione che, a distanza di un anno, non era riuscita nemmeno a predisporre nuovi moduli per le carte d'identità: un piccolo anticipo di quello che ci aspettava per i 60 anni successivi, in tema di disorganizzazione amministrativa e politica?
Sarebbe facile ironizzare, ma sarebbe sbagliato.
Perché in realtà quella approssimativa cancellatura ad inchiostro, oltre la quale il "Libero" si riesce ancora nonostante tutto ad intravedere, ha il valore di un simbolo.
Forse, con una goccia di scolorina sarebbe facile cancellare quella rozza pecetta, e riportare completamente in luce la scritta "Libero": ma non serve, sarebbe inutile. Anzi, non bisogna farlo: che quel "Libero", cancellato ma - nonostante tutto - ancora perfettamente leggibile, ci serva da monito.

L'Italia è venuta a Trieste, e la sua prima preoccupazione è stata quella di cancellarne la libertà.
Perché la libertà, in Italia, va bene quando resta solo una parola, buona al più a riempire la bocca ed infarcire discorsi a sproposito... ma guai a volerla esercitare, la libertà; è sconveniente, non è previsto, l'italiano non è abituato alla libertà.
Per sessant'anni quindi l'Italia ha cercare di cancellare la nostra libertà con un rozzo ma poco efficace tratto di inchiostro... e di soffocarla sotto altro inchiostro di cavillose leggi, oscure circolari ministeriali, improbabili trattati.
Ma nonostante tutto non è riuscita a cancellarla; la nostra libertà è ancora lì, appena appena velata dietro all'inchiostro, basta che ci sforziamo un attimo per percepirla e farla nostra.

domenica 18 agosto 2013

interrogazione parlamentare europea E-006306/2013

Riportiamo, più per dovere di cronaca che altro, una recente interrogazione al parlamento europeo e la relativa risposta.
Né l'interrogazione né la risposta aggiungono nulla di significativo alla questione del porto: l'unico aspetto interessante, è che questa interrogazione parte da un parlamentare italiano. Ennesima dimostrazione del fatto che l'Italia rema costantemente contro il porto di Trieste ed il suo sviluppo.

Interrogazioni parlamentari 3 giugno 2013 E-006306-13
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Barbara Matera (PPE)
 Oggetto:  Il caso del porto di Trieste
La Turchia ha assunto un ruolo importante, forse anche strategico, per lo sviluppo dei traffici commerciali della regione Puglia.
Questo potenziale fa fatica a manifestarsi vista la condizione di oggettiva concorrenza sleale che i porti del Centro e Sud d'Italia subiscono a causa di alcuni privilegi di cui gode il porto di Trieste, che sono frutto di epoche passate e non più giustificati dalla competizione globale.
Trieste è l'unica città portuale europea a possedere un privilegio giuridico internazionale in tema di zone franche, uno strumento che è sovra-comunitario poiché istituito e garantito da norme specifiche di un Trattato internazionale preesistente, quello di Pace di Parigi del 1947, che assegna al Porto Franco di Trieste una propria libertà d'azione in materia doganale, fiscale, commerciale e industriale molto ampia e ben più estesa di quella delle zone franche di diritto comunitario pur sviluppate altrove (ad esempio in Irlanda) con successo.
Il porto giuliano, infatti, gode di maggiori disponibilità di permessi di transito e inoltre dell'esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per i veicoli turchi sbarcati o imbarcati nello stesso porto.
A tal proposito, si chiede alla Commissione quanto segue:
1. ricordando che a oggi i benefici attuati del regime di Porto Franco di Trieste sono essenzialmente doganali, mentre ne possono e devono essere ancora sviluppate le potenzialità di natura fiscale (IVA, accise, imposte dirette, ecc.) in conformità alle consuetudini vigenti negli altri Porti Franchi del mondo, l'UE può tutelare anche la concorrenza?
2. L'UE può garantire che le possibilità di sviluppare nuovi aspetti normativi del Porto Franco di Trieste derivanti da una più completa attuazione delle prerogative stabilite dallo specifico allegato VIII al Trattato di Pace di Parigi del 1947 non danneggino ulteriormente gli altri porti italiani, specialmente quelli del Centro e Sud d'Italia?
3. L'UE può intervenire affinché siano limitati i danni economici e ambientali dovuti al transito a Trieste delle merci destinate al Centro e al Sud d'Italia e alle centinaia di chilometri che percorrono su strada?

Risposta:


IT
E-006306/2013
Risposta di Algirdas Šemeta
a nome della Commissione
(12.8.2013)

1. Se la zona franca di un porto prevede incentivi fiscali per talune imprese o per la produzione di determinati beni, ciò può comportare un aiuto di Stato che presuppone una notifica da parte dello Stato membro alla Commissione per approvazione. Attualmente, la Commissione non è a conoscenza dell’esistenza né le sono stati segnalati incentivi di questo tipo.
2. Tutte le operazioni che possono essere effettuate nella zona franca di Trieste devono essere conformi alle disposizioni doganali.
A norma degli articoli 156 e 160 della direttiva 2006/112/CE del Consiglio , del 28 novembre 2006, gli Stati membri, tramite la loro relativa legislazione nazionale e sotto la loro responsabilità per quanto riguarda la corretta applicazione, possono esentare dall'IVA le cessioni di beni destinati a essere collocati in una zona franca e le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nella stessa.
Gli Stati membri sono liberi di organizzare i propri sistemi di recupero degli importi dovuti da parte dei cittadini a condizione che tali sistemi siano conformi alle regole generali dei trattati, e, in particolare, che non comportino discriminazioni in situazioni transfrontaliere.
La Commissione non è a conoscenza di una violazione del diritto dell’UE in questo contesto specifico.
3. Nell’UE gli operatori sono liberi di scegliere il porto di scalo che ritengono più idoneo per svolgere le loro operazioni di navigazione. Allo stesso tempo, l’UE sostiene pienamente l’obiettivo relativo alla fornitura di servizi di trasporto in modo sostenibile e alla riduzione al minimo delle esternalità negative legate ai modi di trasporto. Il Libro bianco dell’UE sui trasporti  inoltre ha fissato come obiettivo generale il passaggio graduale, per le distanze superiori a 300 km, dal trasporto di merci su gomma verso altri modi, quali la ferrovia o le vie navigabili. Un panorama completo delle iniziative della Commissione a tale riguardo è disponibile sul sito web della direzione generale della Commissione "Mobilità e trasporti ".

domenica 11 agosto 2013

confutare sciocchezze

Nel mare magnum di internet in questo periodo si trova di tutto.
Si trovano anche molti interventi a detrazione del TLT. Spesso si tratta di obiezioni infondate, molto spesso si tratta di vere e proprie sciocchezze, basate su travisamenti storici o leggende metropolitane.
Il giorno ha 24 ore, chi scrive personalmente deve anche lavorare per mantenere sé ed una famiglia (e, a causa della insostenibile pressione fiscale italiana, nonché della mia stupida correttezza tutta triestina, che mi fa sentire moralmente obbligato a versare ogni centesimo dovuto di tasse ed imposte, devo anche lavorare MOLTO più di quanto non possa esser ritenuto ragionevole).
Quindi, di tempo me ne resta obiettivamente pochino... quindi, non vogliatemene se non parteciperò localmente alle polemiche conseguenti a questi interventi sui vari social networks.
Li confuterò qui, e tanto basta. Se agli autori va bene, ok. Altrimenti, possono anche andarsene al diavolo.

Quello su cui mi è caduto l'occhio, qualche giorno fa, è il seguente:

"Vi lamentate dei torti che a Trieste farebbe l'Italia, vostra Patria etnica linguistica e culturale, ma questi torti sono commessi dal sistema politico italiano fondato sulla Resistenza vigliacca e progressista. Dice bene il sig. Cervai quando cita il referendum non votato, la mancata "liberazione", ma non scordiamoci che 1) voi usate anche la lingua slovena ma una comunità autoctona slovena a TS non è mai esistita 2) chiedete l'autonomia sulla falsa riga del TLT che fu voluto dagli Alleati, grandi complici dei crimini commessi dai comunisti titini in città e distruttori dell'unità della regione giuliana che era stata finalmente ottenuta dopo la prima guerra mondiale 3) non è l'Italia il problema ma il sistema politico. Se avete una classe dirigente che si è rivelata incapace di difendere gli interessi della città, (tipico esempio, il porto) non è di certo con l'indipendenza che la città tornerà al suo splendore, anzi, sarebbe ancora più isolata di quanto non lo sia adesso 4) il suolo che calpestate è zuppo del sangue dei martiri che sono morti per Trieste italiana, dai soldati di prima e seconda guerra mondiale, fino a morti per mano inglese (i cari ideatori del vostro caro TLT) che osarono uccidere dei ragazzi sulle scalinate di S.Francesco in ponte rosso. Io leggerei un po' di lapidi che sono sparse per la città se fossi in voi."

Non mi è chiaro chi ne sia l'autore (per gli oscuri meccanismi che regolano i social network, per cui un testo parte e rimbalza, di condivisione in condivisione, fino a vivere di vita propria perdendo qualsiasi legame con l'autore originale).

Permettetemi di confutarlo punto per punto:

1) voi usate anche la lingua slovena ma una comunità autoctona slovena a TS non è mai esistita

Ovvia balla.
Gli Sloveni in questa zona esistono da oltre un millennio. E' possibile che, fino a che Trieste era un porticciolo di pescatori circondato da mura medievali, all'interno della cerchia muraria gli sloveni fossero effettivamente pochi (ma c'erano: a documentarlo, le cronache cittadine del '300), e la gran parte degli Sloveni occupasse il contado circostante.
Ma con l'abbattimento delle mura medievali (ordinato da Maria Teresa proprio per "aprire" la città ai suoi nuovi destini imprenditoriali), ed il progressivo allargamento della città, questa ha finito per inglobarvi parecchi paesi e frazioni circostanti, originariamente occupati per la maggior parte da Sloveni.
Le tradizionali pancogole di Servola (XVII sec.) erano slovene, come pure sloveni gli abitanti di Cattinara (sede oggi del principale ospedale cittadino), di Roiano, Gretta, San Giacomo...

2) chiedete l'autonomia sulla falsa riga del TLT che fu voluto dagli Alleati, grandi complici dei crimini commessi dai comunisti titini in città e distruttori dell'unità della regione giuliana che era stata finalmente ottenuta dopo la prima guerra mondiale 

A parte il fatto che non chiediamo l'autonomia ma l'indipendenza, il TLT non fu solo "voluto dagli Alleati": il TLT rientrava nella tradizione storica di Trieste che, anche quando legata all'Impero Austro-Ungarico, fu sempre - per secoli - indipendente ed autonoma.

3) non è l'Italia il problema ma il sistema politico. Se avete una classe dirigente che si è rivelata incapace di difendere gli interessi della città, (tipico esempio, il porto) non è di certo con l'indipendenza che la città tornerà al suo splendore, anzi, sarebbe ancora più isolata di quanto non lo sia adesso

Interessante osservazione... considerato che la classe dirigente attuale, a larghissima maggioranza, non è triestina ma - immagino per puro caso e fortuita coincidenza - costituita da italiani immigrati da ogni parte dello stivale (mentre i Triestini da 60 anni sono costretti ad emigrare) - di grazia, come possiamo liberarci dell'attuale classe dirigente e sostituirla con triestini?
Inoltre, oltre che della dirigenza corrotta ed incapace, gradiremmo anche liberarci delle folli e deliranti leggi italiane (causa reale del "no se pol") e della insostenibile pressione fiscale italiana.
Se trovate un  modo di realizzarlo che non sia attraverso l'indipendenza, se ne può anche parlare... altrimenti, questa osservazione è e resta una sciocchezza.

4) il suolo che calpestate è zuppo del sangue dei martiri che sono morti per Trieste italiana, dai soldati di prima e seconda guerra mondiale, fino a morti per mano inglese (i cari ideatori del vostro caro TLT) che osarono uccidere dei ragazzi sulle scalinate di S.Francesco in ponte rosso. Io leggerei un po' di lapidi che sono sparse per la città se fossi in voi."

Fare bilanci di morti per cercare di stabilire una ragione ed un torto lo ho sempre trovato un po' squallido, oltre che fuorviante (di solito, hanno ragione i vincitori, ed i vincitori di solito sono tali perché hanno avuto MENO morti della controparte, a cui la storia invece ha dato torto...)
Di quali "martiri" vogliamo pagare?
Della dozzina di irredenti triestini, morti nella prima guerra mondiale combattendo nel Regio Esercito Italiano?
Bene, dall'altra parte ci sono CENTINAIA, se non addirittura MIGLIAIA di triestini caduti combattendo nell'esercito imperiale, proprio perché Trieste NON divenisse italiana...
Di tutti gli italiani caduti nella prima guerra mondiale?
A parte il fatto che si potrebbe discutere sul fatto che morire per l'italianità di Trieste fosse nelle loro effettive priorità (tutto sommato, pochi giorni prima di dichiarare guerra all'Austria-Ungheria l'Italia conduceva ancora trattative sia con l'A.U. che con gli Alleati; quindi, invece che rivolgere il proprio esercito verso il nordest, avrebbero potuto benissimo decidere di rivolgerlo verso la Francia...). A parte questo, i 615.000 caduti italiani nella Grande Guerra vanno contrapposti ai circa 1.200.000 morti da parte Austro-Ungarica.
I primi sono "martiri che con il loro sangue hanno inzuppato il terreno per l'italianità di Trieste", gli altri potremmo definirli "martiri che con il loro sangue hanno inzuppato il terreno affinché Trieste non diventasse italiana".
Vogliamo riferirci alla mezza dozzina di caduti durante i moti del '53?
A parte il fatto che - visti i numeri precedenti - tirare fuori SEI caduti è oltremodo fuori luogo, si può obiettare che in tutti gli anni precedenti, nei disordini causati dai nazionalisti italiani vi furono parecchie altre vittime, che oggi non è "politically correct" ricordare come "martiri per l'indipendenza di Trieste".
Un esempio per tutti, di questa memoria dimenticata:

Nei giorni precedenti all'entrata in vigore del Trattato di Pace e quindi della costituzione del TLT), le forze nazionaliste italiane organizzano numerosi disordini nel corso della giornata: i negozianti vengono costretti ad abbassare le saracinesche dei propri negozi, listandole a lutto: "Chiuso per lutto nazionale".
Viene presa d'assalto la sede del "Fronte per l'indipendenza", scalmanati fanno irruzione in un appartamento privato di va San Nicolò per costringere il proprietario a rimuovere dal balcone una bandiera rosso-alabardata, atri disordini vengono registrati in tutta la città; vengono presi di mira e malmenati perfino alcuni dirigenti locali del Partito Liberale.
Nel corso di questi disordini alcuni attivisti filoitaliani la sera del 13 settembre 1947 sparano delle raffiche di mitra contro un Circolo di Cultura Popolare, in vicolo Ospedale Militare, causando il ferimento di alcune persone e la morte di una bambina appena undicenne, Emilia Passerini. (Per il delitto verrà processato e condannato tal Letterio Cardile)
Due giorni dopo, il 15 settembre, verso un corteo di protesta contro i disordini filoitaliani che avevano portato alla morte della bambina, viene lanciata da sconosciuti una bomba a mano. Resta vittima un innocente spettatore, che non partecipava al corteo: lo studente appena diciannovenne Alino Conestabo.
I filoitaliani cercano di appropriarsi del loro primo martire, facendo circolare la voce che Conestabo era morto nel lanciare la bomba a mano contro il corteo; così presenziano in massa al suo funerale, il giorno 18, con tanto di seguito di bandiere istriane, tricolori, inno di Mameli... successive indagini dimostreranno invece l'innocenza di Conestabo (mentre i veri colpevoli non verranno mai trovati).

Una bambina di undici anni, uno studente di diciannove... solo i primi di una lunga serie di innocenti ed inconsapevoli vittime del nazionalismo italiano. Se volessimo adottare gli stessi bassi mezzi propagandistici dell'Italia, anche il TLT potrebbe cominciare ad annoverare e mitizzare i propri "eroi" e "martiri".


domenica 4 agosto 2013

motivi per cui Trieste deve esser grata all'Italia - 6 - la libertà economica

L’Index of Economic Freedom è uno studio pubblicato annualmente in collaborazione dal Wall Street Journal e The Heritage Foundation, con lo scopo di valutare le nazioni del mondo in base alla libertà presente nella economia di ogni singola nazione.

Il giudizio viene espresso in base a dieci criteri che valutano la libertà di ogni individuo nel controllare la propria manodopera e la propria proprietà. Secondo questo concetto in una società che è libera economicamente, gli individui hanno la possibilità di lavorare, produrre, consumare e investire come pensano sia meglio. Questa libertà deve essere protetta e non costretta dallo Stato.

Le categorie sulle quali si basano le valutazioni sono: i diritti di proprietà, la libertà dalla corruzione, la libertà fiscale, la spesa governativa, la libertà per le aziende, la libertà della manodopera, la libertà monetaria, la libertà commerciale, la libertà di investimento e la libertà finanziaria.

I punteggi in queste categorie vengono sommati per arrivare ad un punteggio totale.

Le nazioni vengono poi inserite in varie categorie a seconda del punteggio. Le nazioni “libere” hanno raggiunto un punteggio pari o superiore a 80. Le nazioni “prevalentemente libere” hanno raggiunto un punteggio compreso tra 70 e 79.9. Le nazioni “moderatamente libere” hanno ottenuto un punteggio compreso tra 60 e 69.9. Le nazioni “prevalentemente non libere” hanno ottenuto un punteggio da 50 a 59.9 mentre le nazioni “represse” hanno ottenuto un punteggio inferiore a 50.

Due dati interessanti:

  • l'Italia si classifica all'OTTANTADUESIMO POSTO, molto distaccata da qualsiasi altro paese europeo, ed ex-aequo con fari di civiltà quali l'Arabia Saudita
  • questo studio l'ho scoperto da un sito che, significativamente, si intitola italiansinfuga


Ecco la classifica completa:

Hong Kong 89.3
Singapore 88.0
Australia 82.6
Nuova Zelanda 81.4
Svizzera 81.0
Canada 79.4
Cile 79.0
Mauritius 76.9
Danimarca 76.1
USA 76.0
Irlanda 75.7
Bahrain 75.5
Estonia 75.3
Regno Unito 74.8
Lussemburgo 74.2
Finlandia 74.0
Paesi Bassi 73.5
Svezia 72.9
Germania 72.8
Taiwan 72.7
Georgia 72.2
Islanda 72.1
Lituania 72.1
Austria 71.8
Giappone 71.8
Macau 71.7
Qatar 71.3
Emirati Arabi Uniti 71.1
Repubblica Ceca 70.9
Botswana 70.6
Norvegia 70.5
Giordania 70.4
Saint Lucia 70.4
Corea del Sud 70.3
Bahamas 70.1
Uruguay 69.7
Colombia 69.6
Armenia 69.4
Barbados 69.3
Belgio 69.2
Cipro 69.0
Slovacchia 68.7
Macedonia 68.2
Perù 68.2
Oman 68.1
Spagna 68.0
Malta 67.5
Ungheria 67.3
Costa Rica 67.0
Messico 67.0
Israele 66.9
Giamaica 66.8
El Salvador 66.7
Saint Vincent and The Grenadines 66.7
Lettonia 66.5
Malesia 66.1
Polonia 66.0
Albania 65.2
Romania 65.1
Bulgaria 65.0
Francia 64.1
Rwanda 64.1
Thailandia 64.1
Dominica 63.9
Capo Verde 63.7
Kuwait 63.1
Portogallo 63.1
Kazakistan 63.0
Turchia 62.9
Montenegro 62.6
Panama 62.5
Trinidad e Tobago 62.3
Madagascar 62.0
Sud Africa 61.8
Mongolia 61.7
Slovenia 61.7
Croazia 61.3
Ghana 61.3
Paraguay 61.1
Uganda 61.1
Sri Lanka 60.7
Italia 60.6
Arabia Saudita 60.6
Namibia 60.3
Guatemala 60.0
Burkina Faso 59.9
Azerbaijan 59.7
Repubblica Dominicana 59.7
Kirghizistan 59.6
Marocco 59.6
Libano 59.5
Gambia 58.8
Zambia 58.7
Serbia 58.6
Cambogia 58.5
Honduras 58.4
Filippine 58.2
Tanzania 57.9
Gabon 57.8
Brasile 57.7
Benin 57.6
Belize 57.3
Bosnia e Erzegovina 57.3
Isole Fiji 57.2
Swaziland 57.2
Samoa 57.1
Tunisia 57.0
Indonesia 56.9
Nicaragua 56.6
Vanuatu 56.6
Mali 56.4
Tonga 56.0
Kenia 55.9
Yemen 55.9
Moldavia 55.5
Senegal 55.5
Grecia 55.4
Malawi 55.3
India 55.2
Nigeria 55.1
Pachistan 55.1
Bhutan 55.0
Mozambico 55.0
Seychelles 54.9
Egitto 54.8
Costa d’Avorio 54.1
Djibouti 53.9
Niger 53.9
Guyana 53.8
Papua Nuova Guinea 53.6
Tajikistan 53.4
Bangladesh 52.6
Camerun 52.3
Mauritania 52.3
Suriname 52.0
Cina 51.9
Guinea 51.2
Guinea-Bissau 51.1
Russia 51.1
Vietnam 51.0
Repubblica Centrale Africana 50.4
Nepal 50.4
Laos 50.1
Micronesia 50.1
Algeria 49.6
Etiopia 49.4
Liberia 49.3
Burundi 49.0
Maldive 49.0
Togo 48.8
Sierra Leone 48.3
Haiti 48.1
Bielorussia 48.0
Sao Tome e Principe 48.0
Bolivia 47.9
Lesotho 47.9
Comoros 47.5
Angola 47.3
Ecuador 46.9
Argentina 46.7
Ucraina 46.3
Uzbekistan 46.0
Kiribati 45.9
Chad 45.2
Isole Solomon 45.0
Timor-Leste 43.7
Repubblica del Congo 43.5
Iran 43.2
Turkmenistan 42.6
Guinea Equatoriale 42.3
Repubblica Democratica del Congo 39.6
Burma 39.2
Eritrea 36.3
Venezuela 36.1
Zimbabwe 28.6
Cuba 28.5
Corea del Nord 1.5