giovedì 9 gennaio 2014

la coerenza non è una virtù italiana

La questione del PORTO LIBERO DI TRIESTE è probabilmente il punto in cui più evidente è l'incoerenza del castello di carte giuridico/politico costruito dall'Italia nel corso di quasi sessant'anni per inventarsi un'inesistente sovranità su Trieste e sul suo Territorio.

Quindi, su questo argomento più evidenti sono le contraddizioni a cui le varie figure istituzionali coinvolte sono di volta involta costretti dalle circostanze...

Vi riassumiamo di seguito quanto riferibile solo al corso degli ultimi mesi:

18 luglio 2012: in risposta all'interpellanza parlamentare "7-00886 Antonione: Sull'interpretazione dell'allegato VIII al Trattato di pace del 1947 relativo al porto di Trieste. " il sottosegretario Dassù risponde testualmente:
la riduzione o l'eliminazione dei punti franchi potrebbe legittimamente avere luogo solo con il consenso degli altri Stati nei confronti dei quali l'obbligo è stato da ultimo assunto con il Memorandum del 1954 e con l'accordo di cooperazione economica bilaterale siglato nel 1975 con la Jugoslavia (cui è succeduta la Slovenia).

28 febbraio 2013: su Il Piccolo il Prefetto (rectius: Commissario di Governo) di Trieste dichiara:

Non me la sento proprio di emanare un provvedimento che sospenda il regime di Punto franco per un periodo medio-lungo e tantomeno un provvedimento che lo trasferisca anche parzialmente in modo definitivo[...]è necessario cambiare la normativa che regola il regime speciale e che oltretutto parla esplicitamente soltanto di allargamento dell’Area franca, cosa che del resto è già stata fatta negli Anni Cinquanta, o comunque ci vuole un intervento diretto da parte del governo. Già il mio predecessore (Alessandro Giacchetti, ndr.) aveva posto il quesito a Roma, ma Roma non ha mai risposto.[...]Soltanto il governo può spostare il Punto franco

3 gennaio 2014: in un'altra intervista a Il Piccolo, scopriamo che nel frattempo il Prefetto ha nel frattempo cambiato idea:

La Regione o il Comune, oppure la stessa Autorità portuale dovrebbero farsi promotori della Conferenza dei servizi da cui far emergere una volontà comune, poi il Ministero potrebbe essere interpellato a livello consultivo. Se si opterà per l’abolizione del regime di Punto franco che in molte situazioni è effettivamente un ostacolo più che un incentivo, non servirà una legge dello Stato. Dico di più, non sarà nemmeno necessario trovare un’altra area su cui trasferirlo.

Ah, la coerenza!
Ah, la certezza del diritto!!
Ah, la solidità dei propri argomenti!!!!