venerdì 17 maggio 2013

i giovani che fecero Trieste italiana

"i giovani che fecero Trieste italiana": così titolava un articolo di Roberto Spazzali, pubblicato da "Il Piccolo" il 5 luglio 2006.

Riportiamone alcuni interessanti (e talvolta inquietanti) passaggi:

Poi le cose erano progressivamente mutate: il problema non era più la minaccia di Tito, bensì la presenza angloamericana a Trieste, considerata ingombrante, e la temporaneità del Territorio Libero di Trieste a cui, per i molti benefici economici, tanti triestini vi si stavano abituando, almeno nella Zona A.
Una spallata vigorosa al sistema, si pensava, avrebbe portato alla ricongiunzione della città all'Italia, sperando che ciò incidesse pure sulle sorti, in verità già segnate, sulla Zona B.
Si trattava di scegliere tra i benefici di una Tangeri dell'Adriatico, come si diceva allora, e l'erba alta in porto. Su tutto ciò molto è stato scritto e polemizzato allorché sono stati svelati i piani militari italiani, neanche tanto segreti, per preparare giovani e giovanissimi a una resistenza estrema in caso di violazione jugoslava della Zona A. Le testimonianze di Ennio Riccesi e Fabio Matussi sono eloquenti, come quella di Claudio Boniciolli che rivela la preparazione della piazza con le squadre della «Giovane Italia» sollecitate da alcuni insegnanti di educazione fisica formatisi alla Farnesina, e quindi di non lontana origine GIL.




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