venerdì 27 dicembre 2013

Diritto di cittadinanza


Le sacrosante rivendicazioni per l'indipendenza del Territorio Libero di Trieste stanno dando luogo in questo periodo ad una escalation di azioni: escalation rigorosamente incruenta, e nel pieno rispetto - prima ancora della mera "legalità" - in primo luogo della civiltà.

L'ultima, in ordine di tempo (ma fondamentale per la sua portata, e destinata probabilmente a segnare una svolta nella nostra lotta) è stata appena annunciata da  TRIEST NGO:

Articolo 15
1. Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza. 
- Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo 
Intendiamo promuovere una  procedura di reclamo alle Nazioni Unite presso la sede di Ginevra, in modo da veder riconosciuto il diritto di cittadinanza di migliaia di persone del Territorio Libero di Trieste.

Il referendum Catalano per l’indipendenza non è solo legale, ma è un processo strettamente legato al discorso dei diritti umani e della dignità delle persone che l’ONU rispetta e promuove nel mondo
- Ban Ki Moon, Secretary-General of the United Nations, April 2013 
I cittadini di Trieste e Territorio si trovano oggi in una situazione in cui hanno un diritto di cittadinanza già sancito da un Trattato di Pace vigente (Allegato VI). 
Recentemente, il Commissario Generale del Governo Italiano per il Territorio di Trieste ha negato (22/10/2013) questo diritto con una risposta scritta, a cui ha allegato le motivazioni ufficiali ricevute da parte del Sottosegretario italiano agli Affari Esteri (7/10/2013). 
Successivamente (5/12/2013), un membro dello staff del Vicepresidente per i Diritti fondamentali della Comunità Europea ha fatto sapere di non essere competente in materia. 

A fronte di queste posizioni ufficiali di organi italiani e comunitari, intendiamo porre questa rivendicazione alle uniche Autorità competenti in materia:
  • l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani 
  • il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite
Abbiamo predisposto un’azione precisa, a riguardo, che partirà il giorno: 28 dicembre 2013
10:30 – Auditorium presso Cooperativa 2001, via Colombara di Vignano 3, Muggia/Milje 
Il costo dell’azione per cittadino è di 20€, a sostegno delle spese correlate a questa richiesta ed alle nostre azioni future.

Nota: il testo è disponibile anche in inglese

Si segnala inoltre che il contributo di € 20 è necessario a coprire le spese postali e di segreteria per l'azione: per ogni cittadino che aderirà, verranno infatti spedite due raccomandate: una a Ginevra ed una a Roma.


venerdì 15 novembre 2013

"Ritorno" di Trieste all'Italia? Perché "ritorno"?

Uno dei temi degli irredentisti "italianissimi" riguarda una presunta "redenzione" di Trieste, che sarebbe stata RI-congiunta alla "madre patria" Italia.
Questa RI-congiunzione presupporrebbe che Trieste, prima del 1918, in un qualche momento della storia, sia stata italiana... ma è vero? Su questo aspetto, gli irredentisti italianissimi nicchiano, e danno risposte confuse e contraddittorie.
Analizziamole assieme:

Trieste è nata italiana!

Allora, il nome originario era Tergeston (pronunciato "térghestòn") (perlomeno, così ce lo documenta Strabone, più o meno a cavallo dell'anno 0). Toponimo diffuso anche nella forma latinizzata Tergestum, e nella più moderna forma Tergeste.
Ci sono molte disquisizioni e teorie in merito all'etimologia di Tergeston: chi lo vede come indoeuropeo, chi come preindoeuropeo, chi come una combinazione di indoeuropeo e venetico. Su un unico aspetto sono d'accordo tutti: è sicuramente prelatino.
Né deve indurre in errore il suffisso venetico -este: "venetico" non significa "veneto".
Venetico era l'idioma parlato dagli antichi Veneti, popolazione indoeuropea stanziata nell'Italia Nordorientale, nel periodo tra il VI secolo a.C. fino alle soglie dell'età romana (II sec. a.C.)
Questo ci aiuta a far luce sulle origini di Trieste: villaggio indoeuropeo, nato probabilmente in un qualche momento fra il VI ed il I sec. a.C. (anche se, probabilmente, le origini del castelliere di Tergeston sono precedenti, e possono risalire fino al II millennio a.C.)
Tergeste fu colonizzata da Roma attorno alla metà del I sec. a.C., e confluì nella Regio X Venetia et Histria nel 7 d.C.
Quindi, riassumendo: Tergeste è diventata latina quando esisteva già da almeno sei secoli (che potrebbero però essere anche venti). Quindi, si può considerare al minimo più o meno coeva di Roma (che, secondo la leggenda, il 21 aprile 753 a.C.).
Quand'anche si volesse considerare l'Italia un erede "morale" di Roma (e su questo aspetto ci sarebbe molto da discutere), l'argomento crolla nel momento in cui si considera che, al  momento della colonizzazione romana, Tergeste esisteva già da almeno parecchi secoli.


Trieste era una grande città dell'Impero Romano!


Tergeste, come abbiamo visto, fu compresa nella Regio X attorno agli inizi del I sec. d.C.
Vi rimase fino alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.), allorché finì sotto il dominio Bizantino.
Quindi, questa presunta epoca d'oro romana durò, al più, 5 secoli.
E tanto d'oro non fu perché nel III secolo fu sfondato il limes renano-danubiano, e cominciarono le invasioni barbariche, che ovviamente interessarono anche la nostre zone (secondo una leggenda, Attila soggiornò per un periodo a Duino...)

Dopo i Bizantini, fu la volta dei Franchi; nel 1098 Tergeste era dominata dai Vescovi, ed infine divenne libero comune nel XII secolo.
Nel frattempo, si era persa la memoria di quando fossero cominciati gli scontri con la sua acerrima nemica, Venezia. Dopo secoli di conflitti, Trieste ottenne la protezione dell'Arciduca d'Austria nel 1382.
Sotto la protezione dell'Arciduca d'Austria, giova sottolinearlo, Trieste conservò sempre la propria particolare indipendenza, interrotta solo per un breve intervallo di dominazione francese durante le guerre Napoleoniche. E interrotta, infine, definitivamente solo dall'inopinata "redenzione" da parte dell'Italia, nel 1918...
Ma allora, questa "redenzione" a cosa faceva riferimento? A quel periodo di cinque secoli durante i quali fu romana, e che furono rallegrati dalle invasioni barbariche?
O ad una forzata con la storica nemica Venezia?

Io sinceramente non so spiegarmelo... se qualcuno degli irredentisti, propatrini ecc. ha il piacere di intervenire, sono qui ad ascoltarlo.
 




sabato 9 novembre 2013

Per quelli che "il trattato di pace non è valido"...

Tra le tante sciocchezze partorite ultimamente dai legulei patriottardi (ma anche, e questo è molto più grave, messe anche in "bella copia" da alcuni magistrati in una recente sentenza), il Trattato di Pace del 1947 non sarebbe in alcuni punti più valido in quanto "espressamente e legittimamente abrogato da altri Trattati internazionali, in particolare dal Memorandum di Londra del 1954, dal Trattato di Helsinki del 1975 e dal Trattato di Osimo sempre del 1975" (sic!).

Bene, giova prestare attenzione a questo documento: è una lettera, datata 7 gennaio 1993 (quindi, di ben 18 anni successiva al "Trattato di Osimo").
A scriverla è il Capitano di Vascello P.W. Cummings, della Marina degli Stati Uniti, ed il destinatario è l'Ente Autonomo del Porto di Trieste.
La Marina degli Stati Uniti lamenta che alla Marina Italiana viene concesso uno sconto del 30% sulle tariffe portuali, e richiede che alle unità USA venga riconosciuto il medesimo sconto.
L'aspetto interessante è che questa richiesta viene fatta appellandosi all'allegato VIII del Trattato di Pace... ovvero proprio una di quelle parti che, secondo i nostri incauti magistrati, sarebbe stata "espressamente e legittimamente abrogata" nel 1975...
Evidentemente, a parte l'Italia, di questa "espressa e legittima abrogazione" non se n'è accorto nessun altro...



venerdì 1 novembre 2013

Trattato di Osimo: il mistero dell'allegato scomparso

Ci sono tanti "lati oscuri" sul Trattato di Osimo, sulle trattative preliminari, sulle modalità ed i tempi con cui è stato sottoscritto e poi ratificato.
Ma credo di aver scoperto adesso un "lato oscuro" anche in merito al testo del trattato.

Vediamo con calma...

Il Trattato di Osimo è stato ratificato dall'Italia con la legge n. 73 del 14 marzo 1977.

Nella legge di ratifica, viene inizialmente accennato nell'art. 1 alla presenza, tra gli allegati (che fanno comunque parte integrante del trattato) di un generico "scambio di lettere" :

d)  uno  scambio  di  lettere  concernente  la cittadinanza delle persone  che si trasferiranno in Italia sulla base delle disposizioni dell'articolo  3  del  trattato  di  cui alla lettera a) del presente articolo.

In tutto, ci sono dieci allegati, con numerazione romana progressiva:

I - documento tecnico che identifica i confini
II - mappa dei confini (omesso nella legge di ratifica)
III - documento tecnico che identifica i confini marittimi
IV - mappa (omesso nella legge di ratifica)
V - scambio di lettere del 10/11/1975 sulla delimitazione delle acque territoriali
VI -  scambio di lettere del 10/11/1975 sull'art. 3 del trattato
VII - scambio di lettere del 10/11/1975 su un altro punto dell'art. 3 del trattato
VIII - scambio di lettere del 10/11/1975 sull'art. 4 del trattato
IX - scambio di lettere del 10/11/1975 sull'art. 5 del trattato
X -  scambio di lettere del 10/11/1975 sulla traduzione di "minoranza" e "gruppo etnico"

Gli allegati da V a X sono costituiti ciascuno da due lettere (una per ciascuna delle due parti, la seconda che sostanzialmente è solo una mera conferma del contenuto della prima)

Gli allegati, nella versione successivamente consegnata all'ONU, sono numerati in maniera differente: si usano lettere, abbinate alla numerazione romana I e II oer contraddistinguere con I la lettera originale, e con II la lettera di risposta e conferma.

Controlliamo...

L'allegato V è identificato come Ia e IIa
L'allegato VI è identificato come Ib e IIb
L'allegato VII è identificato come Ic e IIc
L'allegato VIII è identificato come Ie e IIe
L'allegato IX è identificato come If e IIf
L'allegato X è identificato come Ig e IIg

Notate nulla di strano?
Si, nella numerazione degli allegati consegnati all'ONU ci sono due documenti (Id e IId) che NON hanno omologhi nella versione ratificata dall'Italia.

Cosa riguarda questo fantomatico allegato d, presente nella versione consegnata all'ONU ma non in quella ratificata dal parlamento italiano?
Traduzione ufficiosa:

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Osimo, Ancona, 10 Novembre 1975
Signor Ministro,
Con riferimento all'articolo 3 del Trattato firmato oggi tra i nostri due paesi hanno, e nonostante le sue disposizioni, ho l'onore di comunicarLe quanto segue:

Le persone che, sulla base dello scambio di lettere riguardanti la cittadinanza, non sono più di nazionalità jugoslava e si trasferiscono in Italia sono considerate, per la legislazione italiana, come non aver perso la cittadinanza italiana.

Voglia gradire, signor, ecc
 M. RUMOR


(e la conseguente risposta, di mera conferma, da parte Jugoslava).

Come spiegare questa discrepanza?
Mero errore, o atto deliberato?
Quali sono le conseguenze di questo errore?
Qualcuno se ne è mai accorto prima? Ha mai sollevato la questione?
E, infine: siamo sicuri che non ci siano anche altre differenze?

Per chi voglia verificare:


Versione del trattato dal sito ONU:
http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201466/v1466.pdf

Versione ufficiale ratificata dal parlamento italiano:
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1977-03-14;73!vig=

martedì 29 ottobre 2013

solo i paracarri non cambiano idea...

Una delle cose più belle della rete (ed a cui dovremo abituarci) è la facilità di reperire informazioni d'annata, senza dover perdere giornate in biblioteche polverose...
Questa facilità rende agili anche le verifiche, ed i confronti sul medio/lungo periodo... così, giusto anche per vedere come un'opinione, pur ritenuta autorevole, possa sorprendentemente cambiare nel tempo...

Ad esempio, è facile recuperare un vecchio articolo de "La Stampa", del 28/5/1974, con un'intervista a Diego de Castro.
Per inquadrarlo: rendiamoci conto che siamo quasi alla vigilia del Trattato di Osimo.
Evidenzio le parti più interessanti e curiose:

L'ACCORDO NECESSARIO

La ventennale disputa sulla Zona B 

La Stampa - 28/05/1974

Il nostro collaboratore professor Diego De Castro, che fu consigliere politico italiano presso il governo militare alleato di Trieste negli anni 1952-54, commenta In questo articolo l'attuale vertenza italo-jugoslava.

Due mesi fa, su questo giornale parlai di una «nube passeggera» nei rapporti italo-jugoslavi; è spiacevole che perduri perché potrebbe avere qualche conseguenza negativa sull'amicizia tra i due popoli.
Bisogna chiudere la controversia, che è puramente diplomatica, affinché non porti danni politici o, peggio ancora, psicologici e sostanziali. A chi veda spassionatamente la situazione è chiaro che non si tratta di questioni territoriali o politiche, ma si discute soltanto per precostituirsi certe reciproche «posizioni di forza» in una discussione diplomatica di tutte le nostre pendenze con la Jugoslavia (credo una ventina).
Tanto noi quanto i nostri vicini siamo convinti che è prezioso sistemare il più presto possibile la vertenza; nei discorsi di Tito e nelle note diplomatiche, la sincera volontà d'accordarsi di ambedue le parti appare evidente.
Potrebbe essere nociva, però, una discussione che durasse troppo a lungo, perché oggi, forse, il più importante «alleato di fatto» dell'Italia è la Jugoslavia, e, della Jugoslavia, l'Italia. Non possiamo, né noi né loro, prenderci il lusso di mettere in pericolo una situazione politica soltanto per migliorare una posizione diplomatica. Non occorre spendere parole per spiegare che, del cosiddetto «dopo Tito», 10 Stato estero più direttamente interessato è proprio l'Italia.
A poco servono le astratte polemiche scritte a proposito della sovranità sul territorio Libero di Trieste e sulle Zone A e B.
Ammettiamo pure che sia non fondata la tesi italiana sulla continuazione della sovranità, anche se formulata da un internazionalista di fama mondiale, come fu Tomaso Perassi (1).
Le altre tesi — almeno sette — valgono altrettanto. E poco importa che sia vera l'una o siano vere le altre perché il problema centrale è quello del memorandum e non quello della sovranità, anche se le diverse tesi portano a conseguenze giuridiche e pratiche differenti.
Se noi avevamo la sovranità, non è stato certamente il memorandum a confermarcela; se non l'avevamo, non è stato il memorandum giuridicamente capace di darla né a noi né agli jugoslavi.
Per l'Italia il memorandum è provvisorio, per la Jugoslavia è definitivo e purtroppo si sono verificate conseguenze anche spiacevoli per questa diversa interpretazione.
Non è possibile che l'equivoco continui dopo vent'anni; occorre discutere la situazione e rinunciare tacitamente, da ambo le parti, a precostituirsi, attraverso il discorso sulla sovranità, delle «posizioni di forza»; esse si potranno eventualmente riprendere, nel deprecabile caso d'un fallimento nella sistemazione del problema.
Il memorandum è un accordo superato che va ridiscusso, giungendo ad una intesa definitiva per ambedue gli Stati.
Circa il valore giuridico dello strumento, non è stato ricordato che il memorandum d'intesa di Londra non fu firmato da nessuno dei contraenti, ma soltanto siglato, perché non fosse contrario al trattato di pace; si temeva un drastico intervento russo.
Esso fu volutamente equivoco e impreciso nelle parole e nei particolari — contro il nostro espresso desiderio — per accontentare un po' tutti e per giungere rapidamente all'accordo voluto dagli anglo-americani; non ebbe nemmeno la ratifica da parte del Parlamento italiano.
Circa la nostra buona fede sulla provvisorietà, si potrebbero citare decine di dichiarazioni ufficiali che parlano della provvisorietà stessa. Ci si limita, però, a dire che la Jugoslavia era ad essa contrarissima e voleva si parlasse di passaggio di sovranità e non di amministrazione; che Tito, poi, cominciò a cedere e che si irrigidì, di nuovo, per un discorso pronunciato il 2 maggio 1954 da una personalità italiana, da lui negativamente interpretato; che, nell'ultima fase dei negoziati jugo - anglo americani, la provvisorietà fu il principale ostacolo, che essa fu soltanto tacitamente accettata da Tito con l'autorizzazione data a Velebit di siglare il testo, concordato con gli alleati, da sottoporre all'Italia (documento del 31 maggio 1954).
Ad ogni modo, per quel che ci riguarda, il 23 giugno 1954 il ministro degli Esteri Piccioni disse ufficialmente al Senato: «Noi consideriamo che, nella contingenza attuale, una sistemazione provvisoria sia l'unica possibile», e già il 12 giugno l'ambasciatore italiano a Londra aveva ricevuto l'ordine di comunicare ai governi alleati che: «... il governo italiano non potrebbe trattare una soluzione definitiva» ... né ... «riconoscere la validità di dichiarazioni dei governi alleati che implicassero comunque il carattere definitivo dell'accordo».
E si ricordi — per quanto riguarda gli jugoslavi — che, proprio nel giugno 1954, il giornale Borba di Belgrado scrisse un articolo favorevole alla provvisorietà e il 26 maggio 1954 un portavoce del ministero degli Esteri jugoslavo riconobbe che la provvisorietà era conveniente per ambedue i Paesi. Infine — per quanto riguarda gli alleati — il 3 settembre 1954 il rappresentante inglese a Roma affermava a! ministro degli Esteri Piccioni: «E' una soluzione provvisoria e Trieste ritorna all'Italia» e, nello stesso giorno, il rappresentante americano avvertiva che «con le nuove proposte del 15 maggio si è concordato che la sistemazione debba essere effettivamente considerata provvisoria». Che la sovranità sulla Zona B sia giuridicamente italiana o jugoslava o di nessuno — come sulla Zona A — non ha molto rilievo. 
E' importante, invece che si esca dall'equivoco del memorandum. 

Diego de Castro
La Stampa 28/05/1974 - numero 116, pagina 19.

(1) Tomaso Perassi non fu un "internazionalista": fu un giurista e politico italiano, componente della Costituente. Google Scholar riporta a suo riferimento 229 citazioni (poco più di quante non ne abbia Cammarata). Senza nulla togliere a Tomaso Perassi, non è che la sua tesi (qualunque fosse, visto che in rete non se ne trova traccia) sia permeta di tutta questa autorevolezza che de castro gli attribuisce...

lunedì 28 ottobre 2013

sentenza del TAR FVG n. 530/2013

Oggi è uscita sentenza del TAR del Friuli Venezia Giulia che - come da copione e come previsto - cassa le richieste presentate dal Movimento Trieste Libera, ed è cominciato subito un ampio starnazzare: "Il TLT non esiste è non è mai esistito", titola tutto contento un giornaletto locale di cui non voglio ricordare il titolo, e dietro gli vanno un po' di politici locali, il gregge dei patriottardi, ed un po' di altra variegata umanità.

Non hanno capito nulla.
Non hanno capito perché era stata fatta questa azione, e non hanno capito perché questa sentenza - contrariamente a quanto possa sembrare - è una grandissima vittoria per l'indipendentismo triestino.

Il Movimento Trieste Libera è da due anni che sta andando alla caccia di una SENTENZA con cui un giudice avesse finalmente il coraggio di affermare che l'Italia ha la SOVRANITA' su Trieste e che quanto specificato dal Trattato di Pace del 1947 non è più valido.
E, comprensibilmente, fino adesso nessun giudice aveva avuto il coraggio di farlo.

Perché c'è bisogno di una sentenza del genere?

Perché con questa sentenza, che finalmente mette nero su bianco che l'Italia ha calpestato i propri obblighi stabiliti dal trattato di pace, è finalmente possibile intraprendere delle opportune azioni internazionali, nelle sedi competenti: prima, mancava la "prova provata" di questa inadempienza italiana.

Invece, in pochissimi giorni, finalmente, di documenti del genere l'italia ne ha prodotti ben due:


La tesi sostenuta in questi due documenti ha delle sfaccettature differenti (e chi si voglia cimentare nella lettura potrà verificarlo), ma sostanzialmente si può riassumere con un lapidario e semplicistico:

IL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE NON E' MAI ESISTITO
E L'ITALIA NON HA MAI PERSO LA SOVRANITA' SU TRIESTE

Ovvero, quella che i lettori di questo blog conoscono bene come "tesi Cammarata": già successivamente smentita da eminenti giuristi, e che in ambito accademico viene definita "irrealistica, politica e di puro valore ideale".

Bene, la strada verso l'indipendenza di Trieste nessuno ha mai detto che sarebbe stata facile e veloce.
Però da oggi, con questi documenti, comincia ad essere in discesa...

mercoledì 9 ottobre 2013

Le cause internazionali costano...

Chi frequenta questo blog si informa (e, in alcuni casi, se non convinto si confronta).
Ma informarsi non basta: una volta aperti gli occhi, bisogna anche far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune.

Ma le cause internazionali costano, anche se nel caso dell'indipendenza di Trieste possono essere il miglior investimento che si possa oggi fare.

Volentieri quindi raccolgo e ripropongo questo appello, che gira su Facebook:

È solamente grazie alle donazioni dei soci e dei concittadini che credono nelle potenzialità di Trieste, che l'MTL può continuare ad esistere e portare avanti le nostre battaglie, per contribuire ad un futuro più prospero per tutto il Territorio! 
Abbiamo bisogno del vostro aiuto per istituire la causa internazionale presso l'ONU 
COLLABORATE TUTTI 
Effettua un versamento a: 

Movimento Trieste Libera
P.zza della Borsa, 7 - Trieste
IBAN IT57K0335967684510300036028

martedì 8 ottobre 2013

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02011

In questi giorni si fa molto parlare a proposito dell'interrogazione a risposta scritta, presentata dall'on. Aris Prodani, in merito allo status giuridico del Territorio di Trieste, ed alla relativa risposta prodotta dal Governo Italiano.
Chi plaude a questa come al "colpo di spugna" che stabilirebbe inequivocabilmente la sovranità Italiana su Trieste non solo sbaglia di grosso, ma legge evidentemente il documento con gli occhi foderati di prosciutti: la risposta italiana è puro "wishful thinking", non solo priva di coerenza e fondatezza, ma anche approssimativa e contraddittoria.

Cominciamo con il riportare il testo dell'interrogazione; successivamente, la risposta del governo e, infine, il commento...

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02011

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 88 del 01/10/2013
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 5/01007
Firmatari
Primo firmatario: PRODANI ARIS
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 01/10/2013
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 01/10/2013
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02011
presentato da
PRODANI Aris
testo di
Martedì 1 ottobre 2013, seduta n. 88
PRODANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
il Movimento Trieste Libera-Gibanje Svobododni Trst-Free Trieste Movement, fondato nel 2011 rivendica per Trieste ed i comuni vicini lo status giuridico del Territorio libero di Trieste – Free Territory of Trieste – Svobodno Tržaško ozemlje (TLT-FTT-STO);
si tratta dell'ente di diritto internazionale istituito, riconosciuto e regolamentato quale Stato indipendente a sovranità popolare, membro di diritto dell'ONU e sotto sua garanzia, dal Trattato di pace di Parigi del 1947 tra le Potenze Alleate ed Associate e l'Italia, entrato in vigore il 15 settembre 1947;
il Trattato regolamenta anche, con le disposizioni dell'Allegato VIII, lo speciale regime del Porto Franco di Trieste;
l'ordinamento del TLT ha istituito un regime di Governo provvisorio (Alleg. VII) sino a compimento del regime di Governo permanente (Alleg. VI);
la funzione di Governo provvisorio del TLT è stata affidata, quale speciale mandato fiduciario internazionale, sino al 1954 ad un apposito Governo militare alleato, e convertita dal 1954 in amministrazione civile del Governo (non allo Stato) italiano con il memorandum d'intesa di Londra tra i Governi cedenti e subentranti nell'amministrazione;
a seguito del trattato bilaterale di Osimo del 1975 tra l'Italia e la Jugoslavia, la questione del Territorio libero di Trieste risulta tolta per il momento dall'ordine del giorno del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, le quali hanno tuttavia confermato con lettere ufficiale nel 1983 che può esservi riammessa;
il Movimento Trieste libera contesta infedeltà gravemente dannosa ai diritti ed all'economia della popolazione locale nella conduzione del mandato amministrativo fiduciario internazionale da parte del Governo italiano, invocandone sanatorie interne ed internazionali. Le tesi del Movimento sono state formalizzate in un apposito «Atto urgente di reclamo e messa in mora» dd. 18 giugno 2013, notificato alle autorità italiane ed internazionali competenti;
negli ultimi mesi il MTL ha intensificato le proprie iniziative a favore della tesi della mancanza di sovranità dello Stato italiano sul TLT, incoraggiando gli abitanti alla disobbedienza civile;
il Movimento, infatti, ha invitato gli elettori triestini a non votare durante le elezioni politiche del febbraio scorso – suggerendo la sottoscrizione e il deposito presso i seggi di dichiarazioni di «non-voto» – come riportato da numerose testate giornalistiche nazionali (tra cui l’Huffington Post Italia, articolo del 23 febbraio 2013). La stessa sollecitazione è stata puntualmente suggerita a ridosso delle elezioni regionali dell'aprile 2013;
numerosi aderenti al MTL, inoltre, hanno intrapreso una campagna di disobbedienza fiscale, l'autorità del fisco italiano e della società di riscossione Equitalia;
l'Ufficio legale dell'Agenzia delle entrate non ha accolto i vari ricorsi sul difetto di giurisdizione, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e al risarcimento dei danni legati al ritardo del dovuto;
quest'orientamento è stato condiviso dal tribunale civile di Trieste che il 3 settembre 2013 ha respinto con un'ordinanza il reclamo di un esponente del Movimento, riconoscendo la piena giurisdizione di Equitalia nel pignoramento di un immobile. L'atto contiene un approfondimento sulla validità degli accordi internazionali contestati dal MTL, senza fugare però dubbi interpretativi;
nell'agosto del 2012 alcuni organi comunitari si sono interessati alle rivendicazioni sul territorio di Trieste avanzate dall'europarlamentare Mara Bizzotto (Lega Nord) e dal MTL. In particolare, la rappresentante leghista aveva presentato un'interrogazione sul porto libero di Trieste a cui ha risposto il commissario europeo per la fiscalità, il lituano Algirdas Semeta, dichiarando la validità dell'Allegato VIII del trattato di pace del 1947 che definisce il regime del porto libero di Trieste;
la direzione dell'Unione europea Giustizia, sollecitata dal Movimento a intervenire di fronte alle presunte violazioni dei diritti dei cittadini del TLT commesse dall'autorità giudiziaria italiana, che agirebbe fuori dalla propria giurisdizione, ha precisato che la Commissione europea non ha titolo per intervenire essendo lo status giuridico di Trieste al di fuori del campo di applicazione del diritto dell'unione;
l'11 settembre 2013, durante l'udienza del tribunale di Trieste dedicata all'obiezione fiscale di Roberto Giurastante leader del MTL, l'avvocato dello Stato Marco Meloni ha depositato una comparsa di risposta in nome e per conto del Ministero della giustizia. Il documento, dopo aver affermato che il TLT non solo non esiste «e non è mai esistito», ha toccato l'aspetto del logo dell'Onu che appare vicino alla dicitura del Movimento. In particolare, si legge: «L'utilizzo, da parte di un realtà associativa locale, della bandiera e dei simboli dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, certamente non autorizzato e abusivo, non trova conforto e sostegno alcuno nelle sole sedi competenti, che hanno peraltro preso sin da pressoché subito atto da un lato dell'impraticabilità della previsione del Territorio libero»;
Meloni ha osservato che «il popolo di Trieste pur essendo stato privato della possibilità di esprimersi nell'Assemblea costituente eletta nel 1946 si è pronunciato da molto prima della nascita»;
ad oggi le istituzioni nazionali non sono intervenute in modo organico e univoco sulla questione, mentre una ricostruzione della normativa internazionale è stata fatta solo dal Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Friuli Venezia Giulia con la sentenza n. 76/2013, nell'ambito di un ricorso sulla concessione di alcune aree demaniali che fanno parte dell'area di porto vecchio di Trieste, assoggettato al regime giuridico di porto franco;
un tentativo di «istituzionalizzare» questa vicenda è stato condotto dal consigliere comunale di Trieste Paolo Rovis (Pdl) che, tramite un ordine del giorno, intendeva impegnare l'aula a convocare una seduta dedicata al TLT invitando «gli esperti giuridici e i rappresentanti istituzionali che si riterranno utili per una migliore analisi della questione». L'ordine del giorno, però, è stato dichiarato irricevibile dopo una votazione in cui, dei 27 consiglieri presenti, solo tre hanno sostenuto l'atto d'indirizzo politico – Rovis stesso e i due consiglieri del Movimento 5 Stelle Paolo Menis e Stefano Patuanelli – giudicato estraneo alla delibera sul bilancio cui si riferiva –:
se il Governo intenda chiarire gli aspetti del diritto internazionale che riguardano il territorio libero di Trieste – rivolgendosi al consiglio di sicurezza dell'ONU – in modo da fugare i dubbi di sovranità esistenti, colmando il vuoto con una auspicabile risposta delle istituzioni ed evitando l'aggravarsi delle tensioni sociali e politiche legate alla vicenda.
(4-02011)

lunedì 23 settembre 2013

interrogazione al Parlamento UE del 2 settembre 2013

L'on. Mara Bizzotto, parlamentare europeo, ha presentato una interessantissima e pertinente interrogazione. Siamo proprio curiosi di leggere la risposta...


Interrogazioni parlamentari
2 settembre 2013 E-009793-13
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Mara Bizzotto (EFD)
 

Oggetto:  Tutela dello status giuridico del Porto franco di Trieste

Con le interrogazioni E-000264/2013 ed E-006306/2013, è stato richiesto alla Commissione europea di intervenire per togliere o limitare al Porto internazionale di Trieste i privilegi che ad esso derivano in virtù del Trattato di Pace del 1947, in quanto lesivi della libera concorrenza all'interno dell'UE. In tali interrogazioni viene evidenziato che l'attuazione delle prerogative stabilite dall'allegato VIII del Trattato di pace di Parigi del 1947 per il Porto franco di Trieste danneggerebbe gli altri porti italiani. Lo stesso governo italiano, recependo tali richieste, è già intervenuto imponendo, in violazione del Memorandum di intesa di Londra del 1954, una soprattassa specifica solo per il porto di Trieste «al fine di riequilibrare il rapporto differenziale tra la misura della tassazione applicata nel porto franco di Trieste e quella applicata nella generalità dei porti nazionali». Inoltre il Comitato tecnico dell'UE ha approvato, in data il 24 luglio 2013, l'inserimento di un terminale di rigassificazione nell'Alto Adriatico tra i progetti prioritari in ambito energetico per l'Unione europea, senza peraltro specificare dove tale impianto dovrebbe essere ubicato. I progetti fino ad ora presentati riguardano due impianti, uno nel Porto di Trieste (Gas Natural — sito di Zaule) e l'altro off-shore nel Golfo di Trieste. Entrambi gli impianti vanno ad interferire con il traffico commerciale del Porto franco di Trieste e il progetto della Gas Natural all'interno del Porto franco di Trieste è addirittura proposto in violazione del Trattato di pace del 1947 che stabilisce l'impossibilità per uno Stato di esercitare la propria giurisdizione all'interno del Porto di Trieste (Allegato VIII del Trattato di Pace). Tale obbligo è stato ribadito con il Memorandum d'intesa di Londra con il quale all'art. 5 «Il Governo italiano s'impegna a mantenere il Porto franco a Trieste in ottemperanza delle disposizioni degli articoli da 1 a 20 dell’Allegato VIII del Trattato di pace con l'Italia». Lo status giuridico del porto di Trieste è quindi quello di un territorio internazionale al di fuori della sovranità della Repubblica italiana. Gli interventi dello Stato italiano, con imposizione di soprattasse sulle attività portuali svolte all'interno del porto di Trieste per «riequilibrare la concorrenza con i porti italiani», e le decisioni del Comitato tecnico UE e della Commissione UE per la realizzazione di terminali di rigassificazione nel porto di Trieste e/o nelle sue acque marittime si trovano quindi in contrasto con gli obblighi derivanti dai trattati internazionali in vigore per il territorio di Trieste e il suo porto e al cui rispetto è tenuta la stessa Unione europea.
Può dire la Commissione se è a conoscenza dei fatti sopra descritti? Come intende agire per assicurare il rispetto del trattato di pace del 1947 e del Memorandum di intesa di Londra che tutelano il Porto franco di Trieste?

venerdì 20 settembre 2013

La storia la scrivono i vincitori

Si sa bene questo. Tanto da diventare un luogo comune.
La Storia la scrivono sempre i vincitori. O chi detiene il potere, aggiungo io.
Tanto che l'Italia, sconfitta nella seconda guerra, ma al di qua della cortina di ferro, ha potuto togliersi lo sfizio, quasi fosse una potenza vincitrice, di raccontarcela a suo piacimento, la Storia.
A cominciare dalla sconfitta, che osservata da una prospettiva sfalsata, è diventata una Vittoria. La Vittoria delle forze democratiche! Insomma, nessuna sconfitta. Unico perdente? Mussolini e tutti i suoi, chiamiamoli così, più stretti collaboratori.
Forte di questa patente di Stato democratico e con le spalle protette dalle forze realmente vincitrici, ecco che finalmente l'Italia ci racconta la Storia delle nostre terre. La Vera Storia, si badi bene! Mica quella sfalsata che i tanti nonni Frane davanti al loro bicchiere di rosso, andavano blaterando a Pasqua o a Natale nelle loro casetta di Koloncovec, o a San Giacomo. Non importa. Scherziamo? Quelle erano solo chiacchiere, appunto, di uomini senza cultura, di contadini, artigiani, operai. Persone che appartenevano a un altro mondo. Fantasmi sopravvissuti. Fantasmi gialloneri. Ancora tra di noi alla ricerca della propria anima, prima di sparire definitivamente dalle nostre vite e dai nostri ricordi. E la lenta triturazione dei nostri cervelli inizia così già nei primi anni di vita. Dev'essere un lavoro sistematico, costante. Guai a cedere. C'è il rischio che si possano innescare pericolosi sussulti di coscienza. Il dubbio, quando si insinua pericolosamente dentro di noi... e chi lo ferma più? Una serpe pericolosa, il dubbio. Può spalancare le porte alla negazione e di fronte alla negazione non c'è propaganda che tenga. Quindi, forza con il lavoro. Dateci dentro, insegnanti, mi raccomando, il compito più duro sarà il vostro. E quindi... celebrare gli eroi del 15-18. e i ragazzi del '99. E quindi... canti patriottici in piedi, sull'attenti, prima della campanella. 'Sti bambini, devono imparare la canzone del Piave a memoria. Non ci sono scuse. Dai, che poi la canteremo alla festa dell'Arma! E poi giù aranciata per tutti! E anche il nostro adorato Inno, mi raccomando! Tutto purché gli strani nodi allo stomaco che possono prendere si sciolgano in fretta. Siamo Italiani, capite bambini? E dannatamente fieri di esserlo! Questa terra, per la riconquista della quale tanto sangue è stato versato, è orgogliosa di voi. Il Tricolore sui vostri volti vi donerà un'aura di bellezza unica e inimitabile. Bambini, siate fieri della vostra Patria!
E poi, giusto qualche anno dopo, improvviso il dubbio. Trovarsi quasi senza rendersene conto, adolescenti sul filo teso, tra una patria inventata e la realtà di un'identità scomparsa, che affiora a tratti dalla memoria, dai racconti dei tanti Frane di Koloncovec. E chiedersi che faccia avesse il nonno sepolto in Galizia e perché la guerra qui da noi comincia nel '14 e scoprire l'esistenza del sistematico lavoro di riduzione dei cognomi originari nel triste ventennio, nel maledetto ventennio. E capire che è tutto una bufala, che tutto ciò in cui avevi creduto e che tanto meschinamente ti era stato piantato nel tenero fragile cervello di bambino si poggiava sul niente. Ti casca un mondo, poco da fare. E da questo allo risvegliarsi con una nuova coscienza il passo è breve. E allora via a documentarsi, a studiare la storia, a capire, o perlomeno a provare a farlo. Scoprire che Trieste fino a Maria Teresa era poco più di un villaggio di pescatori e che l'invenzione di un Porto Franco è stata la geniale molla della trasformazione. E scoprire ancora che gli sloveni sono qui da sempre e che nessuna mano divina li ha calati improvvisamente dall'alto. E scoprire ancora che le tue radici affondano nei boschi della Slovacchia e dai colli dell'Istria e dalla pianure della Slovenia e dalle coste dell'Italia. E improvvisamente rendersi conto che la tua identità, le tue radici, ti vengono negate e il tricolore diventa solo un accostamento cromatico e niente più. Convivere con la mancanza d'identità.
Per anni l'ho fatto e il senso di vuoto che l'accompagnava ha segnato profondamente quello che io sono oggi. Un triestino. Un triestino e basta. Finalmente in pace con me stesso.

(testo tratto da Facebook)

mercoledì 11 settembre 2013

La Patria, l'Italia e Trieste

Recentemente A.R. (vicino alle posizioni del Movimento Trieste Libera) ha intervistato G.B., esponente di Trieste Pro Patria, comitato ovviamente antagonista al primo.
L'intervista è uscita dai binari, diventando un ancor più interessante dibattito-confronto.

L'impressione che ne ho io è che uno dei due, dopo svariati tentativi di arrampicarsi (non solo metaforicamente) sugli specchi, ne esca infine con le ossa (dialetticamente) rotte.

Lascio al lettore ogni valutazione sulla solidità e fondatezza dei rispettivi argomenti.

 “Trieste Pro Patria” è un Comitato “apartitico,trasversale ed aperto a tutti” del quale fanno parte le Associazioni“ Novecento” e “Pertan”, la Federazione degli Arditi e il Comitato “10 febbraio”.
TPP afferma di avere “la finalità di diffondere l'amore per la Patria e contrastare movimenti anti-italiani e mistificatori della storia, movimenti che prevedono la secessione di Trieste e di un suo fantomatico "Territorio Libero" dalla Madre Patria italiana.”
Dopo aver intervistato qualche tempo fa Roberto Giurastante del Movimento Trieste Libera, sono andato a cercare un portavoce di Trieste Pro Patria per sentire anche la loro versione sulla questione del Territorio Libero di Trieste; anche perché nel frattempo è stata annunciata la prima uscita pubblica di TPP: un corteo nella mattinata di domenica 15 settembre 2013, lo stesso giorno nel quale, di pomeriggio, ci sarà un altro corteo, quello di Trieste Libera.
Come vedrete, questa intervista con il portavoce di TPP G.B. è parecchio lunga.
Forse sarebbe meglio chiamarla “discussione”, in quanto in diverse occasioni ho sentito la necessità di replicare a mia volta.
Non so se si dovrebbe o non si dovrebbe fare e francamente non m’importa.
Limitarmi a registrare delle risposte il cui contenuto non corrisponde(va) a quanto ne so io sull’argomento avrebbe per me significato offrire al lettore (specie a quello meno informato) una prospettiva monca.
Ne è venuto fuori un botta-e-risposta serrato e c’è stato un momento un po’ teso nel quale pensavo non l’avremmo portato a termine.
Invece poi la voglia di confrontarsi duramente ma civilmente ha prevalso e di questo sono molto contento: proprio perché su certi argomenti non la vediamo allo stesso modo, il dialogo tra due interlocutori tenaci come noi lo trovo particolarmente stimolante.
Spero lo sarà altrettanto per voi.

A.R.:
Tu sei il portavoce del Comitato Trieste Pro Patria, cioèquello che mi dirai è posizione ufficiale di Trieste Pro Patria?

G.B.:
Non ci siamo strutturati con delle cariche, quindi di volta in volta il portavoce può essere diverso, previo accordo tra i principali promotori. Oggi sì, parlerò a nome del comitato, salvo eventuali singoli punti che specificherò.

AR
Benissimo. Partirei da questa vostra breve presentazione: "Trieste Pro Patria sorge da un gruppo di triestini che non sono affatto disponibili a rinnegare la propria Patria, la propria cultura, le proprie radicibi-millenarie, in una parola, la propria Identità".
C'è qualcuno oggi che secondo voi a Trieste sta facendo queste cose?

GB
Decisamente sì. Sinceramente vedere e sentire che tanti triestini di lingua e cultura italiana, senza particolari basi ideologiche di partenza, dicono di non sentirsi italiani, è una delle cose che ci fanno più male.
Inizialmente molti commentavano dicendo "sono i soliti titini"... certo, ci sono anche quelli tra gli aderenti, ma è una spiegazione semplicistica che non descrive completamente il fenomeno e che non ho mai approvato.

AR
Tra gli aderenti a cosa?

GB
E’ evidente di cosa parliamo: tra gli aderenti e/o simpatizzanti di MTL. Beninteso: non è che non vogliamo capire le motivazioni di questa disaffezione. E' ovvio che ci sono quelli che hanno sempre nutrito sentimenti"anti-italiani", ma ci sono anche coloro che sono giunti a questa "disaffezione" in quanto stanchi di tanti anni di malgoverno e di fronte all'evidente crisi di moralità della politica italiana (e triestina). Sono dati di fatto che noi non neghiamo, anzi, molti di noi li hanno sempre denunciati e combattuti. Semplicemente per noi la Patria, l'identità, la cultura sono concetti diversi e più alti rispetto ai governi, a chi regge leistituzioni, ai partiti...

AR
Che cos'è per voi la Patria?

GB
Dovremmo parlare per definizione di "Terra dei Padri", ma il concetto è molto più complesso e soprattutto personale. La Patria è evidentemente connessa con la propria identità, è un retaggio linguistico, culturale, storico in cui ci si identifica e non è per forza riferito ad una nazione e ad uno stato. Faccio un esempio: i patrioti istriani e triestini (italiani) tra fine ottocento e inizio novecento definivano la loro regione/città la "piccola Patria" e l'Italia la"grande Patria". E' un qualcosa a cui ci si sente di appartenere, aldilà di differenze di vedute a livello politico, religioso e quant'altro, un qualcosa che spinge anche a fare dei sacrifici, più o meno grandi. E' anche qualcosa che può spingere a contestare chi in questo momento tiene le redini dello stato territorialmente connesso alla propria Patria.

AR
Non è molto chiaro. Detta così sembra un qualcosa di staccato da "chi in questo momento tiene le redini dello stato territorialmente connesso alla propria Patria". Però queste persone che "tengono le redini" sono scelte dai cittadini. Quindi, a logica, Patria sarebbe un qualcosa in qualche modo di staccato dai cittadini...

GB
Non è del tutto sbagliato, oggi la Patria è certamente un concetto"poco di moda" (definizione per noi assurda ma rende l'idea) e tanti cittadini non ci credono proprio per la mala politica, ma anche per una più complessiva crisi di valori e per il contesto materialista in cui ci troviamo. Poi riguardo alla scelta dei cittadini... non è così difficile pensare che chi gestisce lo stato non sia identificabile con la Patria seppur votato, basti pensare alla crescente percentuale di quanti hanno disertato le urne in questi ultimi anni, ma anche a tanti che hanno votato "il meno peggio",oppure per non far vincere l'opposto ideologico.

AR
Per restare concreti, la vostra Patria è l'Italia?

GB
Certo. E qui voglio sgomberare il campo da un ricorrente equivoco. L'italianità non è un concetto che nasce con lo stato unitario nel 1861. Il concetto di italianità nasce ben prima e fu messo in evidenza da molti illustri personaggi della cultura italica. Riguardo alle nostre terre, mi piace citare Dante Alighieri, che nella Divina Commedia parla di Pola e del Quarnaro come "termini" d'Italia, non solo in senso geografico ma anche socio-culturale. Fino ad arrivare a Gian Rinaldo Carli, che già nel settecento scrisse un articolo "della Patria degli italiani", in cui sollecitava una coesione anche politica del frammentato popolo italiano, era nato e cresciuto a Capodistria. Anche queste sono le nostre radici.

AR
Anche l'Italia di Letta, di Berlusconi, del PD, di Grillo, quindi…

GB
I due che ho citato, come tanti altri, hanno lasciato qualcosa di positivo ed immortale nella cultura italiana. Su quelli che citi tu ho i miei forti dubbi, ma ai posteri...

AR
Ma sono Italia anche loro no? L'Italia di oggi.

GB
Certo, ma questo non intacca i valori più alti in cui credo e crediamo.

AR
Che sarebbero?

GB
L'onestà, lo spirito di sacrificio, il rispetto per chi ha dato la vita per l'Italia, cosa che dovrebbe condizionare le azioni di qualsiasi amministratore; tutto ciò dovrebbe tradursi in un agire politico disinteressato, finalizzato al bene della propria nazione, non ai propri interessi personali e/o al potere, prestigio, protagonismo... Non voglio fare demagogia e dire che tutti i politici hanno queste caratteristiche, ma in questi anni ne abbiamo visto di tutti i colori.

AR
Se però prendiamo la parola "Italia" nel tuo discorso e la sostituiamo con il nome di qualunque altro Paese il discorso non cambia. Sbaglio?

GB
Certo. Perché no, credere nella mia Patria non vuol dire sminuire quella degli altri.

AR
Intendevo dire che questi non sono valori legati all'Italia ma è un discorso genericamente nazionalista che suona come: "Ama la tua Patria a prescindere".

GB
Il concetto di nazionalismo è oggi generalmente (a volte a torto) inteso quale esaltazione della tua nazionalità a discapito delle altre. Altra cosa è la Patria. Io direi piuttosto: "Ama la Patria e datti da fare per valorizzarla".

AR
Il discorso non ha nulla a che vedere con lo sminuire gli altri: questa è una cosa della quale parli tu qui senza alcun apparente motivo, ma che io non ho mai menzionato.
Dicevi che per voi "Patria" è l'Italia.
Ma i valori nei quali credete non hanno -nella tua descrizione qui sopra- dei tratti che possano essere considerati peculiari e/o esclusivi dell'Italia. Sono valori che chiunque ama il proprio Paese (qualunque esso sia) ma anche il proprio gruppo, movimento, partito o, addirittura in certi casi, azienda, sottoscriverebbe.
La tua mi sembra un'astrazione che porta ad uno svuotamento di senso e ad una mistificazione: l'Italia (cioè quello che per voi è "Patria") sarebbe un concetto astratto, basato su valori generici applicabili praticamente a ogni comunità umana.
Ma le cose non stanno così.
Ad esempio, se oggi io sono un militare italiano, io combatto per qualcosa di molto concreto, non solo per idee astratte.
Combatto anche per il Governo Letta, per gli interessi economici dell'Unione Europea della quale l'Italia fa parte, per la Repubblica nata dalla Resistenza, per quella Repubblica che con il Trattato di Osimo ha ceduto delle terre all'allora Jugoslavia in cambio di nulla.
E al tempo stesso non combatto per l'Impero Romano, per i Savoia o per la Repubblica Sociale.
Non trovi?

GB
Forse non ci capiamo… Il concetto di non sminuire gli altri l'ho espresso forse fraintendendo il tuo "Se cambiamo la parola "Italia" nel tuo discorso e la sostituiamo con il nome di qualunque altro Paese il discorso non cambia"... ed infatti è così, credo che la definizione si possa adattare anche ad un patriota francese, croato ecc.
Ma confermo che il sentimento di Patria sorge da determinate radici linguistiche,culturali e storiche in cui si identifica un popolo, quindi un’azienda, un partito o la squadra del cuore non saranno mai considerabili una patria.
Per l’esempio che hai fatto, è evidente che chi oggi si arruola nelle Forze Armate subirà anche le conseguenze delle scelte di chi oggi gestisce lo Stato: ieri Berlusconi, oggi Letta, domani chissà...

AR
Non solo subirà queste conseguenze. Combatterà anche per questi politici,per l'Unione Europea e per la Repubblica Italiana nata nel 1946. Cose molto, molto concrete.

GB
Questo rientra nelle conseguenze: rischiare la vita per scelte politiche precise di chi oggi gestisce il governo. Anche per questo ho esordito definendola Patria un concetto anche individuale.

AR
”La mia >>Italia non e' del 8 settembre ne' del 25 aprile". Sto citando testualmente un commentatore vostro simpatizzante. Sai cosa intende questo commentatore?

GB
Evidentemente allude al fatto che l'8 settembre un Re e lo stato maggiore dell'esercito hanno lasciato allo sbando e sen za indicazioni decine di migliaia di soldati, oltre a lasciare indifese le popolazioni del confine orientale,esposte alla presa di potere dei partigiani di Tito e poi dei tedeschi. Il 25 aprile poi, dalle nostre parti, sancì solo il passaggio da un'occupazione ad un'altra, compreso il disarmo ed in qualche caso la deportazione dei volontari che avevano preso le armi contro i tedeschi, altro che liberazione. Vicende ben note a te ed ai lettori, del resto...

AR
Ma la Patria per la quale dite di combattere è -come mi hai confermato- la Repubblica Italiana nata nel 1946, uno dei valori fondanti della quale è l'antifascismo.
Considerate l'antifascismo un valore? Da quanto scrive il commentatore credo si possa dedurre che per lui non lo è.
Per voi Trieste Pro Patria, l'antifascismo è un valore?

GB
Per quanto ci riguarda, non esistono valori "anti", ma valori “pro” un qualcosa. Trieste Pro Patria non sorge affatto per discutere di fascismo o antifascismo, ma per ribadire che a Trieste c'è ancora qualcuno che crede alle radici italiane di queste terre, a prescindere dalla politica. Proprio per questo siamo "trasversali", abbiamo incassato l'adesione dei socialisti triestini senza aver mai parlato con nessuno di loroe ne siamo felici. Se domani busserà alla nostra porta e vorrà partecipare alla nostra manifestazione un iscritto a SEL o al PD, noi ne saremo più che contenti.

AR
Puoi rispondere con un sì o un no alla mia domanda? Parli di valori della Patria, quindi di valori dell'Italia che considerate la vostra Patria e l'antifascismo è costituzionalmente uno di questi valori.
Lo considerate un valore?

GB
Capisco che vuoi insistere su questa domanda e pensi che io sia evasivo, ma in veste di rappresentante di Trieste Pro Patria questa domanda non ha senso. Ti ribadisco che questo comitato non è sorto per questioni di fascismo ed antifascismo. Il patriottismo italiano dal risorgimento in poi è stato nel tempo rappresentato da personalità di varie opinioni e tendenze. Ad esempio la maggior parte degli irredentisti erano mazziniani. Il fascismo ed il relativo "anti" sono arrivati dopo e non tutti gli irredentisti sono confluiti nel fascismo. Nel nostro comitato c'è gente di varie provenienze e idee... Nessuno ha chiesto a nessuno se fosse fascista o antifascista, in questo contesto non ha senso.

AR
Ha molto senso invece visto che come ti ho scritto si tratta di un valore della Patria e voi stessi dite di agire per la Patria. Ti rendi conto della contraddizione che c'è nel tuo imbarazzo nel rispondere con sì o no a questa domanda?

GB
Mi spiace ma non ci capiamo e non vedo grandi contraddizioni.
Ti ho detto sin dall'inizio che i vari governi e lo stesso "Stato" non sono un tutt'uno con la Patria, tanto che il concetto di italianità cui ci rifacciamo sorge ben prima dell'Unità d'Italia. Quindi non c'è nessun imbarazzo: questo lo vedi solo tu. Io parlo per Trieste Pro Patria e non per me, quindi il fascismo e l'antifascismo sono argomenti che non hanno nessuna valenza nel nostro comitato e nei suoi scopi. Se vuoi che parliamo del Comitato e delle sue attività mi sta bene, altrimenti possiamo anche lasciar perdere.

AR
Penso che un cittadino italiano che voglia aderire al vostro comitato ed alle vostre iniziative abbia il diritto di sapere con chiarezza se condividete il valore dell'antifascismo, ma se per voi non ha senso dare questa informazione, ne prendo atto.

Lascio a te ora la possibilità di illustrare la vostra visione. MTL dice che in base al Trattato di Pace del 1947 l'Italia ha perso la sovranità su Trieste e non l'ha mai riacquistata. Voi come la vedete invece?

GB
Sul fatto che l'Italia abbia perso la sovranità col Trattato di Pace non vi è alcun dubbio.
Il fatto è che la Storia non finisce nel 1947. Il successivo Memorandum di Londra ha conferito all'Italia l'amministrazione, prendendo atto nelle sue premesse dell'impossibilità di mettere in atto il TLT. Poi il Trattato di Osimo ha definito la sovranità, anche se MTL obbietta che manca la "parola magica", ma l'art. 1 è chiaro nel definirla.

AR
Cito il Trattato di Pace del 1947:
"Art. 21. È costituito in forza del presente Trattato il Territorio Libero di Trieste, consistente dell'area che giace fra il mare Adriatico ed i confini definiti negli articoli 4 e 22 del presente Trattato. Il Territorio Libero di Trieste è riconosciuto dalle Potenze Alleate ed Associate e dall'Italia, le quali convengono, che la sua integrità e indipendenza saranno assicurate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

La sovranità italiana sulla zona costituente il Territorio Libero di Trieste, così come esso è sopra definito, cesserà con l'entrata in vigore del presente Trattato.

Dal momento in cui la sovranità italiana sulla predetta zona avrà cessato d'esistere il Territorio Libero di Trieste sarà governato in conformità di uno Strumento per il regime provvisorio, redatto dal Consiglio dei Ministri degli Esteri e approvato dal Consiglio di Sicurezza. Detto Strumento resterà in vigore fino alla data che il Consiglio di Sicurezza determinerà per l'entrata in vigore dello Statuto Permanente, che dovrà essere stato da esso Consiglio approvato. A decorrere da tale data, il Territorio Libero sarà governato secondo le disposizioni dello Statuto Permanente."

Se ne deduce che il TLT invece venne costituito.
La sovranità italiana cessò.
Il Governatore non fu mai nominato ma che la sovranità italiana cessò e che il TLT venne costituito sono dati di fatto.
Secondo voi quindi la sovranità su Trieste sarebbe stata riconquistata dall’Italia con il Trattato di Osimo?

GB
La sovranità venne tolta sulla carta, ma di fatto a chi venne attribuita?
A nessuno, tanto che il TLT sopravvisse solo come Governo Militare Alleato nella zona A e Governo Militare Jugoslavo nella zona B. Una contraddizione originaria insanabile. A conferma della mancata costituzione di un vero stato sovrano, va detto che in entrambe le zone i cittadini mantennero formalmente la cittadinanza italiana, proprio per effetto del Trattato stesso: l'avrebbero persa solo all'entrata in vigore dello Statuto Permanente, cosa che non avvenne.
Mancarono quindi al TLT '47-'54 tutti gli attributi di uno stato sovrano (cioè che gestisca autonomamente i poteri di governo). Il trattato di Osimo, guardato lucidamente, mise la parola “Fine” ad ogni dubbio lasciato in piedi dal Memorandum di Londra del 1954. Proprio per questo ci furono a Trieste tante proteste: per la rinuncia definitiva alla zona B. L'ipotesi che Osimo sia nullo si basa su argomentazioni molto fragili ed è tutta da dimostrare.

AR
Beh, la sovranità su Trieste venne attribuita al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che infatti poi attribuì a sua volta l'amministrazione provvisoria al Governo Militare Alleato.
E non mi risulta esistano prove che l'Italia abbia riacquistato la sovranità. Voi ne avete?

GB
La sovranità non è solo un concetto astratto. Si tratta per definizione dell'esercizio dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Dal '54 ciò fu gestito dall'Italia e non poteva essere diversamente visto il Memorandum. Dal 3 aprile '77 (entrata in vigore di Osimo), ciò si è tradotto anche nella regolarità formale. La prova è che dopo Osimo, nessuno, nella comunità internazionale, ha messo in discussione i confini italo-jugoslavi, poi italo-sloveni, anzi...

AR
Il discorso fino a Osimo non si pone neppure: l'amministrazione italiana era provvisoria come quella jugoslava dall'altra parte. Prova ne è che Osimo fu per l'appunto una delusione tremenda. Un Trattato contestatissimo sul quale proprio anche recentemente un avvocato udinese, Giovanni Turco, ha chiesto al Prefetto “un parere-chiarimento espresso relativamente all’effetto della divisione dal territorio dello Stato italiano della “Zona B” mediante ratifica parlamentare del Trattato di Osimo, se tale effetto abbia violato in qualche modo il principio espresso nell’inciso iniziale dell’articolo 5 della Costituzione." Le argomentazioni quindi non sono affatto fragili ed in più è piuttosto singolare che oggi Osimo venga citato come qualcosa di positivo dagli stessi ambienti che nel 1975 lo contestarono duramente.
Come lo spieghi?

GB
Avevo seguito la vicenda, ma l'avvocato Turco metteva in discussione la validità di Osimo per quanto riguarda la zona B, in quanto avrebbe violato il principio di cui all'art. 5 che sancisce "l'Italia è una e indivisibile". La violazione sarebbe quindi il distacco dall'Italia della zona B; non credo che quindi si possa tirare in ballo l'indivisibilità dell'Italia per sancire il distacco di Trieste dall'Italia. Inoltre, non mi risulta che quella vertenza abbia avuto esito positivo.
Sul fatto che molti protestavano per la firma del trattato di Osimo e oggi sono costretti a tirarlo in ballo per la sovranità italiana su Trieste non c'è molto da dire... Sono i paradossi della vita. Personalmente, posso dirti che mi sta a cuore la storia della zona B, vista l'attività sulla cultura istriana che portiamo avanti con l'Associazione Pertan. Però guardando lucidamente la cosa dico che nel 1975 il danno era già fatto da tempo: la nostra gente se n'era già andata e dispersa per il mondo da circa vent'anni, i loro beni in buona parte nazionalizzati o comunque occupati da altri...

AR
Quello di Turco è solo un ulteriore tassello. Lui sostiene che se per l’articolo 5 della Costituzione «la Repubblica è una e indivisibile» perché allora è bastato un passaggio parlamentare ordinario e non speciale per ratificare il distacco della “Zona B” previsto da quel Trattato, avallando di fatto una modifica alla Costituzione stessa?
Ma ancora più a monte come farebbero due Stati a mettersi d'accordo da soli per modificare un trattato internazionale?
A me viene da pensare che una contestazione sulla validità di Osimo dovrebbe partire (sebbene per motivi opposti da quelli di MTL) soprattutto da un Comitato come il vostro. Come fai a dire "Sul fatto che molti protestavano per la firma del trattato di Osimo e oggi sono costretti a tirarlo in ballo per la sovranità italiana su Trieste non c'è molto da dire... sono i paradossi della vita."?!?

GB
Mi sono e ci siamo documentati anche su molti altri tasselli che alcuni propongono a riguardo e nessuno mi pare convincente.
Rispetto alla possibilità che un trattato modifichi uno precedente tra più firmatari, questa è un'ipotesi prevista espressamente dalla convenzione di Vienna del 1969 e già prima applicata dalle consuetudini internazionali. Nella storia, infatti, ci sono stati diversi casi che rientrano nella fattispecie. Ti posso fare l'esempio delle isole Ryukyu, sottratte al Giappone col trattato di pace di San Francisco,f irmato da 49 stati, poi restituite con trattato bilaterale USA-Giappone nel'71...
Tutto questo non lo diciamo solo noi, ma anche i giudici del TAR nella recente sentenza del 10 luglio; alle stesse conclusioni giunge poi il giudice civile espressosi pochi giorni fa sulla carenza di giurisdizione verso Equitalia.

AR
Non mi rispondi su i "paradossi della vita" ma invece è importante perché, non so se ne sei a conoscenza, ma uno degli attacchi più pesanti a Osimo venne da Sardos Albertini, secondo il quale per giungere a stipulare quel Trattato (che lui considera invalido e illegale) - cito testualmente- "si è fatto ricorso ad illegalità, anomalie, mezzi di pressione illeciti e illegali, informazioni errate o travisamento sui fatti inducendo in errore responsabili politici od opinione pubblica, inspiegabili precipitazioni ed ingiustificata segretezza, violazione della Costituzione, dei principi fondamentali di diritto, dei Trattati internazionali, della Carta dell'ONU nonché dei diritti dell'Uomo garantiti dall'ONU stessa".
Il testo integrale di Sardos Albertini "GLI ACCORDI DI OSIMO NELLA REALTA’ E NEL DIRITTO - Un trattato da non ratificare" è disponibile al sito www.trattatodiosimo.it.
Quello che Trieste Pro Patria sta sostenendo attraverso le tue parole non è in contrasto solo con MTL (che sarebbe anche logico) ma con l’Unione degli Istriani e la Lega Nazionale, storici baluardi di difesa dell'italianità: è una contraddizione di proporzioni notevoli che ti pregherei, se puoi, di spiegare.
Ma proseguo.

Dubito che la Convenzione di Vienna non possa essere applicata in questo caso.
Estratto dall' Articolo 62 della Convenzione: "2. Un fondamentale mutamento delle circostanze non può essere invocato come motivo per porre termine ad un trattato o per ritirarsi da questo: a) quando si tratti di un trattato che fissa una frontiera;".
Al di là di questo, che già pone una pietra tombale sulla questione, è un fatto di semplice logica. L'Italia era un Paese sconfitto al quale nel 1947 col Trattato di Pace vengono imposte delle condizioni anche pesanti: come potrebbe semplicemente mettersi d'accordo con uno degli altri Paesi del Trattato? L'Italia era la parte sconfitta, a differenza degli USA nell'esempio delle Isole Ryuku che tu citi.

La sentenza del TAR del 10 luglio e l'ordinanza di pochi giorni fa, stando all'inapplicabilità della Convenzione di Vienna sarebbero anch'esse invalide. Il 17 luglio 2013 invece l'udienza sull'eccezione del difetto di giurisdizione dell'autorità giudiziaria italiana e sul Memorandum di Londra è stata rinviata al 22 gennaio 2014.
Mi dispiace dilungarmi così ma credo sia giusto puntualizzare.

Ricapitolando: come già dicevo siamo ad un'altra contraddizione. La Lega Nazionale e l’Unione degli Istriani si scagliano con un attacco frontale contro la legalità e la validità del Trattato di Osimo e voi invece dite che le argomentazioni sul fatto che sia nullo sono molto fragili, tutte da dimostrare e che da come vi siete documentati non appaiono convincenti. Quindi Sardos Albertini e la Lega Nazionale hanno torto, Osimo è valido ed è tutto regolare?
Ti chiederei cortesemente una risposta secca: sì o no?

GB
Ti do una risposta secca che però va poi argomentata alla luce delle tue ulteriori articolate considerazioni: Sì, il trattato di Osimo è valido, ma non è affatto vero che Sardos Albertini abbia torto, in quanto lui sostiene la stessa cosa”. PAOLO Sardos Albertini, Presidente della Lega Nazionale, nel 2013 afferma pubblicamente nella sua intervista a Il Piccolo: “Sarà solo col Trattato di Osimo che avverrà la cessazione della sovranità italiana a favore della Jugoslavia”… e poco dopo: “Per quanto detto, è chiaro che il territorio già destinato al TlT è attualmente, a pieno titolo, in parte Italia e in parte Slovenia e Croazia”. Invece, il testo che hai estrapolato è tratto dal libro di LINO Sardos Albertini, “GLI ACCORDI DI OSIMO NELLA REALTA’ E NEL DIRITTO - Un trattato da non ratificare”, edito nel 1976, cioè prima della ratifica del trattato; va quindi letto nel contesto storico di allora, cioè nel tentativo di far cambiare idea all’Italia, affinché non ratifichi il trattato (da cui il titolo). Riassumendo: Paolo Sardos Albertini considera valido il trattato di Osimo e non è in contraddizione con noi, anzi, ci ho parlato recentemente e la pensiamo allo stesso modo. Nessuna contraddizione, come non ce n’erano nei punti precedenti.
Mi riallaccio a questo per risponderti sui “paradossi della vita”.
Chi all’epoca contestava il trattato di Osimo lo faceva sulla base delle considerazioni che hai ripetuto anche tu, in merito alla segretezza con cui fu condotto, al fatto che non vi era prevista nessuna contropartita, all’inconsistenza degli accordi economici, alla zona franca industriale a cavallo del confine ecc ecc., non su argomentazioni tecniche sulla regolarità dell’accordo in quanto modifica del trattato di pace.
Oggi, 2013, anche facendo finta che non ci sia un movimento che vuole ricostituire il TLT nella zona A, che senso avrebbe chiedere l’impugnazione del trattato di Osimo per recuperare all’Italia la zona B, con la maggioranza della popolazione autoctona partita da quasi 60 anni, con la maggior parte dei beni degli esuli ormai alienati aprivati e quindi irrecuperabili, con una situazione etnico-sociale completamente mutata e nel contesto dell’Unione Europea nella quale i confini stanno cadendo? Come si penserebbe di rivendicare una cosa del genere senza essere accusati di fomentare nuove tensioni tra gli Stati confinanti? Oggi, il giudizio morale su quel trattato rimane lo stesso, cioè assolutamente negativo, nessuno di noi lo sta santificando, anzi; ma se guardiamo con lucidità i documenti, non si può che prendere atto che esso ha messo una pietra tombale sul confine orientale d’Italia, nel bene e nel male.

Venendo alla tua obiezione tecnica (già fattaci da diversi sostenitori delTLT), l’art. 62 della convenzione di Vienna che citi fa divieto di invocare un “fondamentale mutamento delle circostanze” come motivo per PORRE TERMINE AD UN TRATTATO O PER RITIRARSI DA QUESTO. Nessuna ha mai sostenuto che, col Memorandum del ’54 né con Osimo nel ’75, l’Italia abbia posto termine al trattato di pace o si sia ritirata da esso. Invece, gli artt. 30 commi 3 e 4 e soprattutto l’art. 41 della convenzione stessa prevedono la possibilità di modificare parzialmente singole parti del precedente trattato, nella parte che riguarda i soli due stati contraenti del successivo trattato, ponendo due condizioni pienamente rispettate in questo caso, cioè: 1) che il nuovo trattato non pregiudichi il godimento da parte delle altre parti dei diritti che esse ricavano dal precedente trattato, né l'adempimento dei loro obblighi; 2) che la modifica non riguardi una disposizione alla quale non si possa derogare senza che vi sia incompatibilità con la realizzazione dell'oggetto e dello scopo del trattato precedente, considerato nel suo complesso.
Mi pare assolutamente evidente che 1) nessuno stato firmatario del trattato di Parigi aveva un interesse diretto e concreto collegato alla definizione del confine italo-jugoslavo né, viceversa, alla costituzione o meno del TLT; 2) La modifica determinata dal Memorandum e da Osimo non comporta alcuna incompatibilità con la realizzazione dell'oggetto e dello scopo del Trattato di Parigi, cioè (traendo spunto dalle relative premesse): “concludere un trattato di pace che, conformandosi ai principi di giustizia, regoli le questioni che ancora sono pendenti a seguito degli avvenimenti di cui nelle premesse che precedono, e che costituisca la base di amichevoli relazioni fra di esse, permettendo così alle Potenze Alleate ed Associate di appoggiare le domande che l'Italia presenterà per entrare a far parte delle Nazioni Unite” e successivamente ”dichiarare la cessazione dello stato di guerra”.
Confermo la pertinenza dell’esempio delle isole Ryuku, visto che il Giappone era una nazione sconfitta così come l’Italia, gli USA erano invece uno stato vincitore come la Jugoslavia.

Riguardo al rinvio del processo Giurastante del 17 luglio, io credo che MTL abbia montato il caso gridando allo scandalo, sfruttando un rinvio per motivi tecnici come ce ne sono molti ogni giorno e che si colloca nel contesto della ben nota lentezza della giustizia italiana. Mi pare un po’ ingenuo credere che sia stato deciso un rinvio perché un giudice “non sa che pesci pigliare”, quando ci sono state altre sentenze chiare in merito, di cui l’ultima pochi giorni prima, la quale, seppur prodotta da un giudice amministrativo, esprime una disamina dettagliata, mettendo sul piatto d’argento argomentazioni concrete a chi dovrà esprimersi in seguito.
Concludo dicendo che una sentenza non è la Bibbia, può essere impugnata ed annullata, ci provino e staremo a vedere. Aspettiamo la nuova udienza sul caso Giurastante e stiamo ugualmente a vedere. Altrimenti prendano atto che la giustizia italiana non dà le risposte che vogliono e si rivolgano in sede internazionale… e anche su questo staremo a vedere. In particolare, mi piacerebbe vedere come l’ONU potrebbe sancire l’integrale applicazione del Trattato di Parigi per la sola zona A, dando vita ad un “mezzo TLT”.

AR
Cito un paragrafo dall’introduzione di "GLI ACCORDI DI OSIMO NELLA REALTA’ E NEL DIRITTO - Un trattato da non ratificare":
”Attenta alle vicende della storia, economica e culturale delle terre giuliane, la Lega Nazionale pubblicando le pagine che seguono, si eleva fedele portavoce, ancora una volta,della protesta, come sempre civile, ma ferma, basata su salde e inconfutabili argomentazioni, non solo di carattere politico, ma anche di natura economica e giuridica, degli italiani della Venezia Giulia, avverso questi atti che, gratuitamente e senza giustificazione, oltre a mutilare l'Italia di parte del suo territorio nazionale, danneggiando gravemente la già situazione politica, economica, sociale ed etnica di Trieste, creando, altresì, la premessa a possibili futuri ulteriori dannosi avvenimenti per queste terre di confine.”

Ed è verissimo: si tratta sì di due persone diverse, Lino e Paolo Sardos Albertini, ma entrambe schierate assolutamente sullo stesso fronte, tanto che il libro di Lino uscì per i tipi della Lega Nazionale, la quale firma l’introduzione che ho riportato, e lo si trova online sul sito che ho citato, che è un sito della Lega Nazionale.
Come giustamente hai ricordato tu, Paolo -che a differenza di Lino è ancora vivo- ha rilasciato qualche mese fa al Piccolo quell’intervista che –ribadisco- mi sembra in netta contraddizione con quelle che sono sempre state le posizioni delle associazioni dei Sardos Albertini.
I lettori si faranno la loro idea.
La mia è che se nel 1975 sottoscrivo un attacco pesantissimo alla validità ed alla legalità di un Trattato non posso nel 2013, solo perché ora mi fa comodo, sostenere che quel Trattato è valido e legale.

Riguardo all’argomento Convenzione di Vienna continuo a pensare che non sia applicabile in questo caso: non solo esiste una pagina zero del Trattato di Osimo, quasi mai pubblicizzata, nella quale, all’atto della registrazione di Osimo presso le Nazione Unite (cosa che stranamente avviene solo nel 1987), le stesse prendono atto della registrazione ma fanno notare che ciò non implica una modifica del Trattato del 1947 o del Memorandum del 1954, ma –come peraltro hai detto anche tu- nel Trattato di Osimo non viene mai menzionata la sovranità.
E mi pare ovvio il motivo: essendole stata tolta nel 1947 con un Trattato internazionale, l’Italia non può riprendersela nel 1975 con un semplice accordo bilaterale, invocando Vienna.

A me inoltre appare assolutamente evidente che gli USA avessero un interesse diretto e concreto collegato alla definizione del confine italo-jugoslavo, e della mia idea era anche Sardos Albertini (questa volta Paolo) quando rilasciò un’intervista nella quale disse: ”Così negli anni Novanta in una relazione della Commissione stragi, risultava ufficialmente che negli schemi difensivi all’epoca di Osimo, la Nato poneva quale prima linea difensiva dal Patto di Varsavia, la Jugoslavia. L’Italia era l’alleato per eccellenza, ma alleato di retrovia. Erano state proprio le pressioni degli Stati Uniti a determinare la firma del Trattato. Tito, in quel periodo, si trovava ad affrontare un dissenso interno che a fatica era riuscito a bloccare rispolverando atteggiamenti da dittatura del dopoguerra. Aveva bisogno di un segnale forte da esibire all’opinione pubblica e gli Stati Uniti l’aiutarono consegnando, di fatto, l’Istria con Moro consenziente e dopo un viaggio di Berlinguer negli USA. I due protagonisti del compromesso storico scesero così a patti”

Ma, ripeto, queste sono opinioni mie sui motivi di certe scelte (probabilmente obbligate) dell’Italia come quelle su Osimo, la cui contropartita ritengo sia stata il silenzio degli USA sul discorso della sovranità su Trieste.

A proposito di Italia, qual è il vostro giudizio sull'amministrazione italiana a Trieste dal 1954 a oggi?

GB
Andando per ordine: non sta certo a me dimostrare la coerenza o meno della Lega Nazionale nel corso di tanti anni. Se posso dire la mia opinione, la posizione odierna mi pare corretta e non credo che sia un’impostazione di comodo, ma semplicemente una presa d’atto, pur conservando intatte le considerazioni sulla negatività di quel trattato.

Il discorso della “pagina zero” mi è ben noto (ho discusso con tanti in questi mesi e mi sono letto nei dettagli le teorie di MTL soprattutto dal loro sito). Mi sembra una colossale bufala, perché leggendola, non si evince da nessuna parte un riferimento al presunto fatto che la registrazione “non implica una modifica del Trattato del 1947 o del Memorandum del 1954”; lo dice il sito di MTL nel suo commento ma non lo dice la nota che loro riportano, che neanche cita i due precedenti trattati. La nota inizia col ricordare che a norma della Carta delle Nazioni Unite, qualsiasi trattato va registrato, altrimenti una parte contraente di quel trattato non potrà “invocarlo” davanti all’ONU. Il secondo paragrafo invece prende atto di una carenza della Carta e del regolamento dell'ONU, che non definiscono il concetto di "trattato" e di "accordo" e lascia quindi allo stato depositante la responsabilità di attestare che si tratti veramente di un "trattato", liberando il segretario ONU da responsabilità in merito. Questo c'è scritto effettivamente sia nella versione inglese che in quella francese, il che mi sa tanto di formula standard, più che di un qualcosa di scritto appositamente per il trattato in questione, ma su questo non ho certezze.
Mi piacerebbe poi vedere una qualche prova che questo documento sia riferito al trattato di Osimo, che non sia la scritta a penna in alto a destra, che può aver fatto chiunque; se questa prova sarà pubblicata ne prenderò atto. Piccola precisazione: non ci sono dubbi che il trattato sia stato registrato (seppure con il forte ritardo di cui non ho spiegazioni), in quanto è pubblicato dall’ONU nel suo “Treaty series – Recueil des traités”, con tutti gli estremi delle ratifiche di Italia e Jugoslavia, dell’entrata in vigore e della registrazione; lo si trova in rete, senza nessuna pagina zero.

Riguardo alla mancanza dell’esplicita parola “sovranità”, mi sembra un tentativo di cercare il cavillo. Accade spesso che norme o trattati non usino la parola più esplicita ma descrivano comunque lo stesso concetto. L’art. 1 neld efinire “La frontiera tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia, per la parte che non è indicata come tale nel Trattato di Pace” stabilisce chiaramente che tutto ciò che sta al di qua del confine delineato è di competenza italiana, senza fare più alcuna differenza giuridica tra ex zona A ed il resto del territorio italiano; parimenti, tutto ciò che sta al di là del confine è di competenza jugoslava senza più differenze giuridiche tra l’ex zona B ed il resto del territorio jugoslavo. Cosa può significare tutto questo, se non la formalizzazione di una sovranità che di fatto era già esercitata da entrambe le parti? Io la vedo così.

Riguardo alla teoria sul sollecito dagli USA per stipulare Osimo, questa è stata confermata anche da fonti politiche e la ritengo plausibile. Da qui a dire che gli USA ripagarono l’Italia con il “silenzio su Trieste” ce ne passa e sarebbe tutto da dimostrare.

Per quanto riguarda l’ultima domanda, quella italiana la vedo una gestione a luci ed ombre, ma negli ultimi anni sono queste ultime a prevalere in assoluto.

AR
Ti ringrazio della disponibilità e se vuoi aggiungere qualcosa fai pure.

GB
Voglio ribadire che quella che abbiamo indetto per il 15 settembre non sarà una "contromanifestazione", bensì una manifestazione per gli ideali che le nostre associazioni hanno sempre sostenuto. Sarà una presenza che, soprattutto, vuole ricordare cosa significò per istriani fiumani e dalmati il trattato di pace del '47, che oggi qualcuno pretenderebbe di evocare come una “festa”; una presenza che ricorderà anche, in p. S.Antonio Nuovo, chi ha dato la vita perché questa città tornasse all'Italia.
Sia chiaro che con questo Trieste Pro Patria non vuole certo dar vita a tensioni, provocazioni o ricreare nuove contrapposizioni, in una città che ha invece bisogno di coesione per guadagnarsi un futuro migliore

mercoledì 4 settembre 2013

Nulla si muove in zona B?

Una delle critiche più frequenti si può riassumere efficacemente con: "E la zona B?"

Con i corollari:
  • cosa fate per la zona B?
  • come pensate che la Slovenia e la Croazia rinuncino alla zona B?
  • perché parlate solo della zona A e non pensate anche alla B?
ecc. ecc. ...

In realtà, qualcosa si sta muovendo anche in zona B, e sempre più frequenti sono le piccole dimostrazioni spontanee... non solo adesivi sulle automobili, ma anche manifestazioni che godono di maggior visibilità.


Oggi, al palazzetto dello sport di Capodistria, durante la partita Svezia-Turchia per il campionato europeo, è stato esposto lo striscione della foto.

Pare che sia stato rimosso dopo l'intervento della polizia... però è un segnale, ed anche molto evidente.

la "tesi Udina" e la "tesi Cammarata"


In questi giorni sempre più concitati (e confusi) si fanno i richiami e le rivendicazioni di una presunta sovranità italiana su Trieste: fonti istituzionali, giornalistiche, politiche, ma anche il variegato mondo di blogger ed assidui frequentatori dei social network si sentono in dovere di avanzare le proprie (quasi sempre strampalate) tesi a questo proposito.

Cominciamo con il fare un po' di chiarezza?

Anche se spesso chi fa queste rivendicazioni non lo sa, le tesi sulla presunta sovranità dell'Italia su Trieste sono solo due. Possono poi, di volta in volta, esser condite, cucinate e confuse in maniera differente, ma due sono e due restano. Altre, nessuno ne ha mai avanzato, e qualsiasi altra tesi sentita in queste ultime settimane può esser ricondotta sempre e comunque ad una delle due.
Queste tesi sono dette, rispettivamente "tesi Udina" e "tesi Cammarata", dai nomi dei due accademici che, in tempi ormai non recenti, le formularono.
Il contenuto e la storia di queste tesi è ben esposto sul sito della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trieste, e quindi lo ripropongo pari pari:

Dopo il breve, drammatico periodo dell'occupazione jugoslava, dal 12 giugno del 1945 Trieste è amministrata dalle autorità militari anglo-americane di occupazione. A seguito del Trattato di pace con l'Italia, firmato il 16 settembre 1947, tale occupazione si prolungava a titolo di regime provvisorio in vista della costituzione dell'ordinamento del Territorio Libero di Trieste come entità territoriale autonoma. Nonostante il regime di occupazione, i docenti dell'Università eleggevano, nel luglio del 1945, il prof. Salvatore Satta, ordinario di Diritto processuale civile, a Commissario per l'Università, riconosciuto quindi dalle autorità militari con il titolo di pro-rettore. Quindi, in applicazione della nuova legge italiana nel frattempo intervenuta, veniva eletto Rettore dal Corpo accademico, a partire dal 1° novembre 1946, Angelo Ermanno Cammarata, ordinario di Filosofia del Diritto nella Facoltà di Giurisprudenza, destinato a rimanere in carica sino al 31 ottobre 1952. La linea coerentemente filoitaliana seguita dal rettore Cammarata, che si manifestava esteriormente con la esposizione del solo vessillo nazionale sugli edifici universitari, a esclusione di quello del Territorio Libero e delle Potenze occupanti, e l'affermazione costante dell'autonomia accademica, non mancarono di porlo in conflitto con le autorità di occupazione che, il 22 aprile 1947, ne disposero la revoca. L'Università venne allora presidiata dagli studenti e un tentativo di ingresso con la forza ad opera della polizia locale venne abbandonato di fronte al fermo invito del Rettore e di un groppo di docenti a ritirarsi. Le intransigenti prese di posizione del Corpo accademico contro la illegalità del provvedimento e la protesta dell'opinione pubblica cittadina e nazionale, nonché della stessa Assemblea costituente italiana, indussero infine, il 2 novembre 1947, le autorità di occupazione, a capo delle quali era nel frattempo stato posto un nuovo Comandante di Zona, a ritirare il provvedimento. Il Rettore Cammarata proseguì con coraggio nella sua azione a favore del ricongiungimento della città all'Italia: nella relazione sull'a.a. 1948-49, pronunciata il 4 dicembre 1949, avanzava per la prima volta la ben nota tesi della sopravvivenza della sovranità italiana nel territorio di Trieste, non essendosi in fatto prodotta la condizione del suo cessare, cioè la formazione del Territorio Libero di Trieste. Diversa tesi veniva nello stesso torno di tempo sviluppata da Manlio Udina, che reputava cessata la sovranità italiana per effetto del Trattato di pace, con la conseguente destinazione del territorio triestino, da considerarsi assoggettato a un regime di occupazione militare, senza essere nel frattempo soggetto a una sovranità statale, al costituendo nuovo ente o, nella ipotesi di riconosciuta impossibilità di detta soluzione, dovendosi attendere la disposizione di nuove norme a modifica del Trattato di pace. Gli eventi successivi, portando alla divisione tra amministrazione italiana e jugoslava del territorio triestino con il Memorandum di Londra del 1954, in fatto definitiva e riferentesi alla costituzione di piena sovranità territoriale come poi confermato dal Trattato di Osimo del 1975, testimoniano del maggior realismo della tesi di Udina, il che nulla toglie al valore politico oltreché ideale della tesi di Cammarata nelle circostanze in cui fu enunciata.

Quindi, riassumendo:

Secondo la "tesi Cammarata", la sovranità italiana  su Trieste era sopravvissuta al trattato di pace perché non si erano concretizzate le condizioni per la sua fine.

Secondo la "tesi Udina" invece, la sovranità era cessata in forza del trattato di pace, ed è stata ricostituita dal Memorandum di Londra del 1954 e dal successivo Trattato di Osimo del 1975.


Alcune considerazioni sparse:

  • le due tesi sono ovviamente in contraddizione e negazione una all'altra: o è vera la prima, o è vera la seconda. Sono assolutamente inconciliabili tra di loro, e sposarne una significa negare l'altra.
  • la "tesi Cammarata" non ha un significativo valore accademico: non è il frutto di discettazioni accademiche, di riferimenti e precedenti giuridici internazionali, di analisi lucide, approfondite e ponderate: come è scritto anche sul sito della Facoltà di Giurisprudenza, è una tesi che ha valore politico ed ideale, ma la "tesi Udina" è più realistica (che è un modo elegante di affermare che la tesi Cammarata è irrealistica)
  • la "tesi Cammarata" quindi è figlia del tempo e nasce più come strumento della lotta politica condotta dal suo autore, che non come lucida opera accademica.
Vale la pena confutare la "tesi Cammarata", visto che gli stessi ambienti accademici la definiscono irrealistica, politica e di puro valore ideale?
Non credo...
Comunque, se vogliamo dare un "peso" empirico al valore accademico del suo autore, sfruttiamo Google Scholar e vediamo quale sia stata l'impronta che ha lasciato nel mondo accademico:  e scopriamo che per Cammarata esistono circa 90 citazioni accademiche...
Quindi, tutto sommato, un peso accademico molto modesto (tanto da non avere neppure uno straccio di paginetta su Wikipedia).
Il suo avversario, Manlio Udina, come è messo?
Decisamente meglio, visto che Google Scholar ci restituisce ben 1350 risultati (ciononostante, neppure lui si è meritato una paginetta su Wikipedia).

Quindi, qualcuno potrebbe oggi prendere ancora seriamente in considerazione la "tesi Cammarata"?
Evidentemente no... è stata smentita dalle successive pubblicazioni accademiche, il suo autore (al di fuori di Trieste) è accademicamente praticamente sconosciuto, è ovvio che fu espressa come arma di lotta politica... direi che possiamo accantonarla senza remore.
Ciononostante, sono in molti che continuano a propugnarla (recentemente, anche un noto avvocato triestino ha rilasciato un'intervista, esprimendo la "tesi Cammarata" pur senza citarne l'autore...)

 Quindi, se qualcuno vi dice che:

  • Trieste è Italia perché non è mai stato nominato il governatore
  • Trieste è Italia perché l'Italia non ha mai perso la sovranità su Trieste
  • Trieste è Italia perché il Territorio Libero di Trieste non è mai esistito
in realtà esprime, con formule differenti, sempre e solo la "tesi Cammarata", contestualizzandola e giustificandola in maniera variamente confusa.
Quindi, se qualcuno vi esprime un concetto tra quelli sopra riportati (o simile), potete fare bella figura rispondendogli: "Ah, ma si tratta della vecchia ed ormai abbandonata tesi Cammarata, che i successivi studi dell'Udina hanno definitivamente smentito!"
(Se poi volete convincerlo, dategli il link di questo post e che si documenti da solo)

E la tesi Udina?

Beh, un passo alla volta... quella la demoliamo nella prossima puntata.

venerdì 30 agosto 2013

legulei patriottardi


In questi giorni, complice anche un po' di deteriore propaganda del maggiore (nonché unico...) quotidiano locale, sta imperversando in internet e sui vari social network un nuovo personaggio, destinato ad arricchire la colorata e variegata schiera delle tipiche macchiette triestine: il leguleio patriottardo.

Il leguleio patriottardo, dopo due anni che gli altri triestini si sono svegliati ed hanno cominciato a reclamare - civilmente, ma a gran voce - i loro diritti, si è improvvisamente svegliato anche lui.
Si è reso conto che sono in tanti che, forti di leggi e trattati internazionali, stanno minando alle fondamenta quelle che per lui erano granitiche certezze.
E si sente in dovere di correre ai ripari, affannandosi (ovviamente, senza riuscirci...) a confutare le asserzioni su cui è basata la sacrosanta rivendicazione del Territorio Libero di Trieste.

Visto che è dispersivo correr dietro a questi personaggi, e che Twitter e Facebook non si prestano a confronti sereni ed analitici, riassumo qui il nocciolo della questione: se i legulei patriottardi hanno piacere di argomentare civilmente qui, verranno confutati altrettanto civilmente. Se vogliono gridare slogan, verranno ridicolizzati. Se insistono, verranno bannati.
Chiare le regole?
Andiamo avanti:

Il trattato di pace del 1947 che, nel bene e nel male, ha chiuso per l'Italia la seconda guerra mondiale, è stato ratificato dall'Italia con Legge 3054/52. Il che significa che il trattato in ogni sua singola riga, parola e virgola ha il valore di legge. Quindi, può esser modificato e corretto solo ed esclusivamente con un'altra legge: qualsiasi altro meccanismo, di qualsiasi altro tipo, non è possibile, non è ammesso, non è nemmeno concepibile. Una legge si cambia solo con un'altra legge: è un concetto chiaro ed abbastanza evidente, no?

Bene, nell'art. 21 del trattato di pace c'è un passaggio per noi importante:

È costituito in forza del presente Trattato il Territorio Libero di Trieste […] Il Territorio Libero di Trieste è riconosciuto dalle Potenze Alleate ed Associate e dall'Italia, le quali convengono, che la sua integrità e indipendenza saranno assicurate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. [...] La sovranità italiana sulla zona costituente il Territorio Libero di Trieste [..] cesserà con l'entrata in vigore del presente Trattato

Quindi, c'è una legge dello stato che recita che, nel settembre 1947 (ovvero quando è entrato in vigore il trattato di pace) l'Italia ha perso la sovranità sul Territorio Libero di Trieste.

Vi risparmio tutti i successivi trascorsi ed avvenimenti storici, gli sgambetti diplomatici, i giochi di spie e controspie: il concetto fondamentale è che, anche per la legge italiana, l'Italia ha perso la sovranità sul Territorio Libero di Trieste il 15 settembre 1947. OK? Ci siamo? Fino a qui, nulla da obiettare?
Bene. Rinunciamo alla disamina dei successivi avvenimenti storici: sono fatti ancora troppo vicini nel tempo per poterli valutare con serenità ed obiettività. Nessuno di tali fatti ha portato alla fine di diritto del Territorio Libero di Trieste che, sulla carta, è ancora ben vivo e vegeto.
Non solo, ma se anche vi fosse stata una qualche sequenza di eventi che avesse portato ad una fine di fatto del Territorio Libero di Trieste, e questo fosse tornato in un qualche momento sotto sovranità italiana... ebbene, sarebbe stata necessaria (anzi, indispensabile!) una legge che andasse a correggere la legge 3054/52, non solo ristabilendo la sovranità dell'Italia su Trieste, ma anche regolamentando tutti quei complessi aspetti che riguardano gli indispensabili "passaggi di consegne" quando un stato subentra ad un altro...

Ebbene, esiste una legge del genere? No, non esiste nessuna legge italiana successiva alla 3054/52 che ristabilisca la sovranità italiana sul Territorio Libero di Trieste.

Dite che invece esiste, che deve esistere, che non può non esistere?
Bene, vi segnalo questo sito: www.normattiva.it
Ci sono TUTTE le le leggi italiane (un lavoro immane...). Spulciatele, aiutatevi con il motore di ricerca (funziona discretamente) e, se la trovate, segnalatemela (link, please!)
Io personalmente non sono riuscito a trovarla (anche se sono invece riuscito a trovarne tante che invece ribadiscono a vario titolo, o almeno lasciano trapelare, l'esistenza e sopravvivenza del Territorio Libero di Trieste). Forse voi avrete più fortuna...

Nota: non dovete cercare interpretazioni storico-politico-giuridiche, complicati combinati-disposti di 17 leggi differenti emesse nell'arco di trent'anni, reinterpretazioni di circolari ministeriali alla luce di sentenze di Cassazione: dovete proprio cercare una LEGGE, chiara ed evidente, tra quelle emesse dalla sinistrata Repubblica Italiana, che sancisca in maniera chiara ed inequivocabile la sovranità italiana sul TLT.

Odio gli sprechi, particolarmente quelli di tempo. Il tempo è prezioso, anche se si tratta del tempo dei legulei patriottardi. Quindi, vi dò una mano.
Del problema, nel corso degli ultimi due anni, sono stati investiti fior di magistrati, che si sono trovati ad affrontare una rogna non da poco: svariati cittadini che, in cause sia civili che penali, ne disconoscevano l'autorità basandosi appunto sul semplice assunto che l'Italia non ha sovranità su Trieste, e che quindi loro stavano esercitando il loro ruolo di magistrati senza nessuna valida legittimazione.
Ebbene, pensate che in questi due anni qualche magistrato sia riuscito a confutare questa contestazione? Ebbene, no, al momento non ci sono riusciti. Hanno solo tergiversato, rimandando la questione oppure scaricandola sulle spalle di qualcun altro.

Se l'Italia vuole la sovranità su Trieste, non ha che una cosa da fare: proclamare una legge che ne sancisca la sovranità sul Territorio Libero di Trieste. Semplice, no?
Quindi, se volete agire per preservare la sacra ed inviolabile italianità di Trieste, non dovete organizzare patetici cortei, strani gruppi segreti su Facebook, o emettere roboanti proclami: se volete fare qualcosa di utile per la vostra causa potreste semplicemente ad esempio promuovere una legge di iniziativa popolare che sancisca il definitivo e fatidico ritorno di Trieste all'Italia. Buon lavoro.

Ah, dimenticavo: il lavoro sarà inutile perché, anche se doveste riuscire a raccogliere le 50.000 firme necessarie (e personalmente ne dubito), una legge del genere NON PUO' ESISTERE, nel senso che l'Italia NON PUO' PERMETTERSI DI PROMULGARLA senza incorrere in tali e tanti problemi internazionali, da non sapere come gestirli...
Perché? Ah no, adesso volete troppo. Se volete, correte a raccogliere firme, oppure mettetevi a studiare SERIAMENTE la questione... non pretenderete che vi dia io sempre la pappa pronta?