giovedì 16 maggio 2013

spontaneità delle manifestazioni filo-italiane del 1953

Riporto una interessante testimonianza di Tullio Mayer:



Ma vorrei concludere questo mio intervento con un ricordo personale dei giorni di novembre ‘53: avevo quattordici anni e mezzo ed appartenevo ad una famiglia di sentimenti italiani sì, ma antifascista e aliena da ogni atto di violenza. 
Il mattino del 5 novembre trovai bloccato l’'accesso alla scuola media del Viale XX Settembre (l'’attuale Divisione Julia, allora scuola media annessa al ginnasio-liceo Francesco Petrarca) ad opera di ragazzi più anziani di me: liceali, qualche universitario, ma anche facinorosi dei Circoli di Cavana e del Viale. 
“"Muli, ogi no se va a scola, xe sciopero”", venne detto a me ed ai miei coetanei della terza media e delle classi inferiori, con la connivenza, a dire il vero, di parte degli insegnanti. Quando, ingenuamente, chiesi perché avrei dovuto scioperare (“spontaneamente”, s'’intende), mi fu risposto che avremmo dovuto manifestare per “Trieste italiana” e che il nostro primo obiettivo sarebbe stato raggiungere in corteo il complesso scolastico di via Foscolo/via Manzoni, dove aveva sede l’Istituto tecnico per geometri Leonardo Da Vinci, i cui allievi, forse meno dotati di sentimento nazionale, stavano regolarmente frequentando le lezioni.
Intanto, da un plotoncino di “cerini” della Divisione Uniforme che presidiava il vicino Supercinema requisito dagli Inglesi, nella regolamentare divisa blu tipo “bobby” di Londra, si staccò un mio secondo cugino, in forza al Distretto centrale di piazza Dalmazia, per sconsigliarmi da partecipare a qualsiasi manifestazione, aggiungendo che la situazione era molto tesa dopo gli incidenti del pomeriggio e della serata precedenti. Così mi accodai al corteo niente affatto spontaneo, ed in via Foscolo, mentre manifestava (tra slogan antijugoslavi, bandiere tricolori, inni e canti del Ventennio, qualcuno provvedeva a divellere dai marciapiedi i paletti reggi-catenelle per impugnarli a mo’ di clava), venne raggiunto da una vettura, una Fiat 1100 a sei posti del servizio di emergenza della Polizia Civile. Il capopattuglia segnalò la situazione via radiotelefono e poco dopo, quando il corteo, ormai ingrossato, sbucò in via Oriani e largo Barriera Vecchia, tra sibili di sirene ecco arrivare una mezza dozzina di jeep del Nucleo mobile, protette da reti metalliche, che con un po’ di caroselli e qualche manganellata dispersero la manifestazione, almeno per il momento.
Ma il raduno dei cortei provenienti dalle varie scuole e ai quali partecipò successivamente meno di un migliaio di persone (mentre la maggior parte della città rimaneva a guardare) era fissato in piazza Sant’Antonio, opportunamente disselciata dagli operai del comune nei giorni precedenti, assieme all’attigua via Dante Alighieri.
Proprio in quei paraggi, al numero 2 della via Trenta Ottobre, aveva sede il comando della Polizia Civile (una struttura corrispondente all’attuale Questura), che ospitava anche gli uffici della CID, la Divisione Criminale Investigativa. Lì, a quanto mi ha recentemente riferito un ex ispettore della “sezione speciale”, alcuni poliziotti in
contatto con ambienti italiani sarebbero stati pronti ad usare le armi da fuoco contro i loro colleghi e gli ufficiali superiori inglesi, per dare una mano ai dimostranti.

Nessun commento:

Posta un commento