martedì 29 ottobre 2013

solo i paracarri non cambiano idea...

Una delle cose più belle della rete (ed a cui dovremo abituarci) è la facilità di reperire informazioni d'annata, senza dover perdere giornate in biblioteche polverose...
Questa facilità rende agili anche le verifiche, ed i confronti sul medio/lungo periodo... così, giusto anche per vedere come un'opinione, pur ritenuta autorevole, possa sorprendentemente cambiare nel tempo...

Ad esempio, è facile recuperare un vecchio articolo de "La Stampa", del 28/5/1974, con un'intervista a Diego de Castro.
Per inquadrarlo: rendiamoci conto che siamo quasi alla vigilia del Trattato di Osimo.
Evidenzio le parti più interessanti e curiose:

L'ACCORDO NECESSARIO

La ventennale disputa sulla Zona B 

La Stampa - 28/05/1974

Il nostro collaboratore professor Diego De Castro, che fu consigliere politico italiano presso il governo militare alleato di Trieste negli anni 1952-54, commenta In questo articolo l'attuale vertenza italo-jugoslava.

Due mesi fa, su questo giornale parlai di una «nube passeggera» nei rapporti italo-jugoslavi; è spiacevole che perduri perché potrebbe avere qualche conseguenza negativa sull'amicizia tra i due popoli.
Bisogna chiudere la controversia, che è puramente diplomatica, affinché non porti danni politici o, peggio ancora, psicologici e sostanziali. A chi veda spassionatamente la situazione è chiaro che non si tratta di questioni territoriali o politiche, ma si discute soltanto per precostituirsi certe reciproche «posizioni di forza» in una discussione diplomatica di tutte le nostre pendenze con la Jugoslavia (credo una ventina).
Tanto noi quanto i nostri vicini siamo convinti che è prezioso sistemare il più presto possibile la vertenza; nei discorsi di Tito e nelle note diplomatiche, la sincera volontà d'accordarsi di ambedue le parti appare evidente.
Potrebbe essere nociva, però, una discussione che durasse troppo a lungo, perché oggi, forse, il più importante «alleato di fatto» dell'Italia è la Jugoslavia, e, della Jugoslavia, l'Italia. Non possiamo, né noi né loro, prenderci il lusso di mettere in pericolo una situazione politica soltanto per migliorare una posizione diplomatica. Non occorre spendere parole per spiegare che, del cosiddetto «dopo Tito», 10 Stato estero più direttamente interessato è proprio l'Italia.
A poco servono le astratte polemiche scritte a proposito della sovranità sul territorio Libero di Trieste e sulle Zone A e B.
Ammettiamo pure che sia non fondata la tesi italiana sulla continuazione della sovranità, anche se formulata da un internazionalista di fama mondiale, come fu Tomaso Perassi (1).
Le altre tesi — almeno sette — valgono altrettanto. E poco importa che sia vera l'una o siano vere le altre perché il problema centrale è quello del memorandum e non quello della sovranità, anche se le diverse tesi portano a conseguenze giuridiche e pratiche differenti.
Se noi avevamo la sovranità, non è stato certamente il memorandum a confermarcela; se non l'avevamo, non è stato il memorandum giuridicamente capace di darla né a noi né agli jugoslavi.
Per l'Italia il memorandum è provvisorio, per la Jugoslavia è definitivo e purtroppo si sono verificate conseguenze anche spiacevoli per questa diversa interpretazione.
Non è possibile che l'equivoco continui dopo vent'anni; occorre discutere la situazione e rinunciare tacitamente, da ambo le parti, a precostituirsi, attraverso il discorso sulla sovranità, delle «posizioni di forza»; esse si potranno eventualmente riprendere, nel deprecabile caso d'un fallimento nella sistemazione del problema.
Il memorandum è un accordo superato che va ridiscusso, giungendo ad una intesa definitiva per ambedue gli Stati.
Circa il valore giuridico dello strumento, non è stato ricordato che il memorandum d'intesa di Londra non fu firmato da nessuno dei contraenti, ma soltanto siglato, perché non fosse contrario al trattato di pace; si temeva un drastico intervento russo.
Esso fu volutamente equivoco e impreciso nelle parole e nei particolari — contro il nostro espresso desiderio — per accontentare un po' tutti e per giungere rapidamente all'accordo voluto dagli anglo-americani; non ebbe nemmeno la ratifica da parte del Parlamento italiano.
Circa la nostra buona fede sulla provvisorietà, si potrebbero citare decine di dichiarazioni ufficiali che parlano della provvisorietà stessa. Ci si limita, però, a dire che la Jugoslavia era ad essa contrarissima e voleva si parlasse di passaggio di sovranità e non di amministrazione; che Tito, poi, cominciò a cedere e che si irrigidì, di nuovo, per un discorso pronunciato il 2 maggio 1954 da una personalità italiana, da lui negativamente interpretato; che, nell'ultima fase dei negoziati jugo - anglo americani, la provvisorietà fu il principale ostacolo, che essa fu soltanto tacitamente accettata da Tito con l'autorizzazione data a Velebit di siglare il testo, concordato con gli alleati, da sottoporre all'Italia (documento del 31 maggio 1954).
Ad ogni modo, per quel che ci riguarda, il 23 giugno 1954 il ministro degli Esteri Piccioni disse ufficialmente al Senato: «Noi consideriamo che, nella contingenza attuale, una sistemazione provvisoria sia l'unica possibile», e già il 12 giugno l'ambasciatore italiano a Londra aveva ricevuto l'ordine di comunicare ai governi alleati che: «... il governo italiano non potrebbe trattare una soluzione definitiva» ... né ... «riconoscere la validità di dichiarazioni dei governi alleati che implicassero comunque il carattere definitivo dell'accordo».
E si ricordi — per quanto riguarda gli jugoslavi — che, proprio nel giugno 1954, il giornale Borba di Belgrado scrisse un articolo favorevole alla provvisorietà e il 26 maggio 1954 un portavoce del ministero degli Esteri jugoslavo riconobbe che la provvisorietà era conveniente per ambedue i Paesi. Infine — per quanto riguarda gli alleati — il 3 settembre 1954 il rappresentante inglese a Roma affermava a! ministro degli Esteri Piccioni: «E' una soluzione provvisoria e Trieste ritorna all'Italia» e, nello stesso giorno, il rappresentante americano avvertiva che «con le nuove proposte del 15 maggio si è concordato che la sistemazione debba essere effettivamente considerata provvisoria». Che la sovranità sulla Zona B sia giuridicamente italiana o jugoslava o di nessuno — come sulla Zona A — non ha molto rilievo. 
E' importante, invece che si esca dall'equivoco del memorandum. 

Diego de Castro
La Stampa 28/05/1974 - numero 116, pagina 19.

(1) Tomaso Perassi non fu un "internazionalista": fu un giurista e politico italiano, componente della Costituente. Google Scholar riporta a suo riferimento 229 citazioni (poco più di quante non ne abbia Cammarata). Senza nulla togliere a Tomaso Perassi, non è che la sua tesi (qualunque fosse, visto che in rete non se ne trova traccia) sia permeta di tutta questa autorevolezza che de castro gli attribuisce...

lunedì 28 ottobre 2013

sentenza del TAR FVG n. 530/2013

Oggi è uscita sentenza del TAR del Friuli Venezia Giulia che - come da copione e come previsto - cassa le richieste presentate dal Movimento Trieste Libera, ed è cominciato subito un ampio starnazzare: "Il TLT non esiste è non è mai esistito", titola tutto contento un giornaletto locale di cui non voglio ricordare il titolo, e dietro gli vanno un po' di politici locali, il gregge dei patriottardi, ed un po' di altra variegata umanità.

Non hanno capito nulla.
Non hanno capito perché era stata fatta questa azione, e non hanno capito perché questa sentenza - contrariamente a quanto possa sembrare - è una grandissima vittoria per l'indipendentismo triestino.

Il Movimento Trieste Libera è da due anni che sta andando alla caccia di una SENTENZA con cui un giudice avesse finalmente il coraggio di affermare che l'Italia ha la SOVRANITA' su Trieste e che quanto specificato dal Trattato di Pace del 1947 non è più valido.
E, comprensibilmente, fino adesso nessun giudice aveva avuto il coraggio di farlo.

Perché c'è bisogno di una sentenza del genere?

Perché con questa sentenza, che finalmente mette nero su bianco che l'Italia ha calpestato i propri obblighi stabiliti dal trattato di pace, è finalmente possibile intraprendere delle opportune azioni internazionali, nelle sedi competenti: prima, mancava la "prova provata" di questa inadempienza italiana.

Invece, in pochissimi giorni, finalmente, di documenti del genere l'italia ne ha prodotti ben due:


La tesi sostenuta in questi due documenti ha delle sfaccettature differenti (e chi si voglia cimentare nella lettura potrà verificarlo), ma sostanzialmente si può riassumere con un lapidario e semplicistico:

IL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE NON E' MAI ESISTITO
E L'ITALIA NON HA MAI PERSO LA SOVRANITA' SU TRIESTE

Ovvero, quella che i lettori di questo blog conoscono bene come "tesi Cammarata": già successivamente smentita da eminenti giuristi, e che in ambito accademico viene definita "irrealistica, politica e di puro valore ideale".

Bene, la strada verso l'indipendenza di Trieste nessuno ha mai detto che sarebbe stata facile e veloce.
Però da oggi, con questi documenti, comincia ad essere in discesa...

mercoledì 9 ottobre 2013

Le cause internazionali costano...

Chi frequenta questo blog si informa (e, in alcuni casi, se non convinto si confronta).
Ma informarsi non basta: una volta aperti gli occhi, bisogna anche far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune.

Ma le cause internazionali costano, anche se nel caso dell'indipendenza di Trieste possono essere il miglior investimento che si possa oggi fare.

Volentieri quindi raccolgo e ripropongo questo appello, che gira su Facebook:

È solamente grazie alle donazioni dei soci e dei concittadini che credono nelle potenzialità di Trieste, che l'MTL può continuare ad esistere e portare avanti le nostre battaglie, per contribuire ad un futuro più prospero per tutto il Territorio! 
Abbiamo bisogno del vostro aiuto per istituire la causa internazionale presso l'ONU 
COLLABORATE TUTTI 
Effettua un versamento a: 

Movimento Trieste Libera
P.zza della Borsa, 7 - Trieste
IBAN IT57K0335967684510300036028

martedì 8 ottobre 2013

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02011

In questi giorni si fa molto parlare a proposito dell'interrogazione a risposta scritta, presentata dall'on. Aris Prodani, in merito allo status giuridico del Territorio di Trieste, ed alla relativa risposta prodotta dal Governo Italiano.
Chi plaude a questa come al "colpo di spugna" che stabilirebbe inequivocabilmente la sovranità Italiana su Trieste non solo sbaglia di grosso, ma legge evidentemente il documento con gli occhi foderati di prosciutti: la risposta italiana è puro "wishful thinking", non solo priva di coerenza e fondatezza, ma anche approssimativa e contraddittoria.

Cominciamo con il riportare il testo dell'interrogazione; successivamente, la risposta del governo e, infine, il commento...

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02011

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 88 del 01/10/2013
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 5/01007
Firmatari
Primo firmatario: PRODANI ARIS
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 01/10/2013
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 01/10/2013
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02011
presentato da
PRODANI Aris
testo di
Martedì 1 ottobre 2013, seduta n. 88
PRODANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
il Movimento Trieste Libera-Gibanje Svobododni Trst-Free Trieste Movement, fondato nel 2011 rivendica per Trieste ed i comuni vicini lo status giuridico del Territorio libero di Trieste – Free Territory of Trieste – Svobodno Tržaško ozemlje (TLT-FTT-STO);
si tratta dell'ente di diritto internazionale istituito, riconosciuto e regolamentato quale Stato indipendente a sovranità popolare, membro di diritto dell'ONU e sotto sua garanzia, dal Trattato di pace di Parigi del 1947 tra le Potenze Alleate ed Associate e l'Italia, entrato in vigore il 15 settembre 1947;
il Trattato regolamenta anche, con le disposizioni dell'Allegato VIII, lo speciale regime del Porto Franco di Trieste;
l'ordinamento del TLT ha istituito un regime di Governo provvisorio (Alleg. VII) sino a compimento del regime di Governo permanente (Alleg. VI);
la funzione di Governo provvisorio del TLT è stata affidata, quale speciale mandato fiduciario internazionale, sino al 1954 ad un apposito Governo militare alleato, e convertita dal 1954 in amministrazione civile del Governo (non allo Stato) italiano con il memorandum d'intesa di Londra tra i Governi cedenti e subentranti nell'amministrazione;
a seguito del trattato bilaterale di Osimo del 1975 tra l'Italia e la Jugoslavia, la questione del Territorio libero di Trieste risulta tolta per il momento dall'ordine del giorno del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, le quali hanno tuttavia confermato con lettere ufficiale nel 1983 che può esservi riammessa;
il Movimento Trieste libera contesta infedeltà gravemente dannosa ai diritti ed all'economia della popolazione locale nella conduzione del mandato amministrativo fiduciario internazionale da parte del Governo italiano, invocandone sanatorie interne ed internazionali. Le tesi del Movimento sono state formalizzate in un apposito «Atto urgente di reclamo e messa in mora» dd. 18 giugno 2013, notificato alle autorità italiane ed internazionali competenti;
negli ultimi mesi il MTL ha intensificato le proprie iniziative a favore della tesi della mancanza di sovranità dello Stato italiano sul TLT, incoraggiando gli abitanti alla disobbedienza civile;
il Movimento, infatti, ha invitato gli elettori triestini a non votare durante le elezioni politiche del febbraio scorso – suggerendo la sottoscrizione e il deposito presso i seggi di dichiarazioni di «non-voto» – come riportato da numerose testate giornalistiche nazionali (tra cui l’Huffington Post Italia, articolo del 23 febbraio 2013). La stessa sollecitazione è stata puntualmente suggerita a ridosso delle elezioni regionali dell'aprile 2013;
numerosi aderenti al MTL, inoltre, hanno intrapreso una campagna di disobbedienza fiscale, l'autorità del fisco italiano e della società di riscossione Equitalia;
l'Ufficio legale dell'Agenzia delle entrate non ha accolto i vari ricorsi sul difetto di giurisdizione, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e al risarcimento dei danni legati al ritardo del dovuto;
quest'orientamento è stato condiviso dal tribunale civile di Trieste che il 3 settembre 2013 ha respinto con un'ordinanza il reclamo di un esponente del Movimento, riconoscendo la piena giurisdizione di Equitalia nel pignoramento di un immobile. L'atto contiene un approfondimento sulla validità degli accordi internazionali contestati dal MTL, senza fugare però dubbi interpretativi;
nell'agosto del 2012 alcuni organi comunitari si sono interessati alle rivendicazioni sul territorio di Trieste avanzate dall'europarlamentare Mara Bizzotto (Lega Nord) e dal MTL. In particolare, la rappresentante leghista aveva presentato un'interrogazione sul porto libero di Trieste a cui ha risposto il commissario europeo per la fiscalità, il lituano Algirdas Semeta, dichiarando la validità dell'Allegato VIII del trattato di pace del 1947 che definisce il regime del porto libero di Trieste;
la direzione dell'Unione europea Giustizia, sollecitata dal Movimento a intervenire di fronte alle presunte violazioni dei diritti dei cittadini del TLT commesse dall'autorità giudiziaria italiana, che agirebbe fuori dalla propria giurisdizione, ha precisato che la Commissione europea non ha titolo per intervenire essendo lo status giuridico di Trieste al di fuori del campo di applicazione del diritto dell'unione;
l'11 settembre 2013, durante l'udienza del tribunale di Trieste dedicata all'obiezione fiscale di Roberto Giurastante leader del MTL, l'avvocato dello Stato Marco Meloni ha depositato una comparsa di risposta in nome e per conto del Ministero della giustizia. Il documento, dopo aver affermato che il TLT non solo non esiste «e non è mai esistito», ha toccato l'aspetto del logo dell'Onu che appare vicino alla dicitura del Movimento. In particolare, si legge: «L'utilizzo, da parte di un realtà associativa locale, della bandiera e dei simboli dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, certamente non autorizzato e abusivo, non trova conforto e sostegno alcuno nelle sole sedi competenti, che hanno peraltro preso sin da pressoché subito atto da un lato dell'impraticabilità della previsione del Territorio libero»;
Meloni ha osservato che «il popolo di Trieste pur essendo stato privato della possibilità di esprimersi nell'Assemblea costituente eletta nel 1946 si è pronunciato da molto prima della nascita»;
ad oggi le istituzioni nazionali non sono intervenute in modo organico e univoco sulla questione, mentre una ricostruzione della normativa internazionale è stata fatta solo dal Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Friuli Venezia Giulia con la sentenza n. 76/2013, nell'ambito di un ricorso sulla concessione di alcune aree demaniali che fanno parte dell'area di porto vecchio di Trieste, assoggettato al regime giuridico di porto franco;
un tentativo di «istituzionalizzare» questa vicenda è stato condotto dal consigliere comunale di Trieste Paolo Rovis (Pdl) che, tramite un ordine del giorno, intendeva impegnare l'aula a convocare una seduta dedicata al TLT invitando «gli esperti giuridici e i rappresentanti istituzionali che si riterranno utili per una migliore analisi della questione». L'ordine del giorno, però, è stato dichiarato irricevibile dopo una votazione in cui, dei 27 consiglieri presenti, solo tre hanno sostenuto l'atto d'indirizzo politico – Rovis stesso e i due consiglieri del Movimento 5 Stelle Paolo Menis e Stefano Patuanelli – giudicato estraneo alla delibera sul bilancio cui si riferiva –:
se il Governo intenda chiarire gli aspetti del diritto internazionale che riguardano il territorio libero di Trieste – rivolgendosi al consiglio di sicurezza dell'ONU – in modo da fugare i dubbi di sovranità esistenti, colmando il vuoto con una auspicabile risposta delle istituzioni ed evitando l'aggravarsi delle tensioni sociali e politiche legate alla vicenda.
(4-02011)