Riportiamo qui una testimonianza del soldato inglese “Larry”: un piccolo tassello, che contribuisce a ricostruire il clima che si viveva a Trieste in quei giorni.
La testimonianza originale è comparsa su un forum, e da qui rimbalzata sulla pagina Facebook "Scampoli di Storia":
Quando sono incominciati i disordini in Piazza Unità, il nostro plotone MMG (mitraglieri), del primo battaglione del “Suffolk Regiment”, era a Basovizza al poligono di tiro impegnato in una esercitazione con le nostre mitragliatrici “Vickers”.
Il nostro ufficiale di plotone, il capitano Fairholme, ha ricevuto l’ordine di montare le nostre mitragliatrici sui blindati e di ritornare in caserma. Mentre eravamo per strada giunse l’ordine di recarsi in Piazza Unità. Quando siamo arrivati i soldati americani avevano già bloccato l’ accesso alla piazza, formando un cordone davanti alla caserma della Polizia della Venezia Giulia. Siamo rimasti li per un po’ di tempo e poi, quando la folla si disperse, siamo ritornati alla nostra caserma in via Rossetti. Solo il giorno dopo abbiamo appreso della avvenuta sparatoria e dei morti. Il giorno seguente la nostra compagnia fu messa in stato di allarme, con posti di guardia attorno gli alberghi e sugli edifici più importanti. Il nostro plotone fu inviato alla caserma della Polizia della Venezia Giulia e disposto a guardia dell’ edificio. Altri plotoni furono inviati ad altri alberghi ed in altri edifici. All’ “Hotel Excelsior”, dove erano alloggiati parecchi dei nostri ufficiali si dispose un numero maggiore di truppe.
Nei primi giorni dei disordini montavamo la guardia con il colpo in canna ed una bandoliera di pallottole di riserva. Poi un alto ufficiale ebbe da obiettare sul fatto e da allora mentre eravamo di guardia eravamo armati di una rivoltella che portavamo visibile in cintura ma senza munizioni. I nostri fucili furono lasciati in un camera vicina. Una sera due ragazze mi sono venute vicino e una di loro gridava, “Help me” (aiutami). Uscito per aiutarle fui accolto da un lancio di pietre lanciatemi dai loro amici. Buon per me che non avevano una buona mira perché io, con i miei due metri di altezza, ero un bersaglio decisamente facile da colpire”.
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