Riportiamo, più per dovere di cronaca che altro, una recente interrogazione al parlamento europeo e la relativa risposta.
Né l'interrogazione né la risposta aggiungono nulla di significativo alla questione del porto: l'unico aspetto interessante, è che questa interrogazione parte da un parlamentare italiano. Ennesima dimostrazione del fatto che l'Italia rema costantemente contro il porto di Trieste ed il suo sviluppo.
Né l'interrogazione né la risposta aggiungono nulla di significativo alla questione del porto: l'unico aspetto interessante, è che questa interrogazione parte da un parlamentare italiano. Ennesima dimostrazione del fatto che l'Italia rema costantemente contro il porto di Trieste ed il suo sviluppo.
Interrogazioni parlamentari 3 giugno 2013 E-006306-13
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Barbara Matera (PPE)
Oggetto: Il caso del porto di Trieste
La Turchia ha assunto un ruolo importante, forse anche strategico, per lo sviluppo dei traffici commerciali della regione Puglia.
Questo potenziale fa fatica a manifestarsi vista la condizione di oggettiva concorrenza sleale che i porti del Centro e Sud d'Italia subiscono a causa di alcuni privilegi di cui gode il porto di Trieste, che sono frutto di epoche passate e non più giustificati dalla competizione globale.
Trieste è l'unica città portuale europea a possedere un privilegio giuridico internazionale in tema di zone franche, uno strumento che è sovra-comunitario poiché istituito e garantito da norme specifiche di un Trattato internazionale preesistente, quello di Pace di Parigi del 1947, che assegna al Porto Franco di Trieste una propria libertà d'azione in materia doganale, fiscale, commerciale e industriale molto ampia e ben più estesa di quella delle zone franche di diritto comunitario pur sviluppate altrove (ad esempio in Irlanda) con successo.
Il porto giuliano, infatti, gode di maggiori disponibilità di permessi di transito e inoltre dell'esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per i veicoli turchi sbarcati o imbarcati nello stesso porto.
A tal proposito, si chiede alla Commissione quanto segue:
1. ricordando che a oggi i benefici attuati del regime di Porto Franco di Trieste sono essenzialmente doganali, mentre ne possono e devono essere ancora sviluppate le potenzialità di natura fiscale (IVA, accise, imposte dirette, ecc.) in conformità alle consuetudini vigenti negli altri Porti Franchi del mondo, l'UE può tutelare anche la concorrenza?
2. L'UE può garantire che le possibilità di sviluppare nuovi aspetti normativi del Porto Franco di Trieste derivanti da una più completa attuazione delle prerogative stabilite dallo specifico allegato VIII al Trattato di Pace di Parigi del 1947 non danneggino ulteriormente gli altri porti italiani, specialmente quelli del Centro e Sud d'Italia?
3. L'UE può intervenire affinché siano limitati i danni economici e ambientali dovuti al transito a Trieste delle merci destinate al Centro e al Sud d'Italia e alle centinaia di chilometri che percorrono su strada?
Risposta:
IT
E-006306/2013
Risposta di Algirdas Šemeta
a nome della Commissione
(12.8.2013)
1. Se la zona franca di un porto prevede incentivi fiscali per talune imprese o per la produzione di determinati beni, ciò può comportare un aiuto di Stato che presuppone una notifica da parte dello Stato membro alla Commissione per approvazione. Attualmente, la Commissione non è a conoscenza dell’esistenza né le sono stati segnalati incentivi di questo tipo.
2. Tutte le operazioni che possono essere effettuate nella zona franca di Trieste devono essere conformi alle disposizioni doganali.
A norma degli articoli 156 e 160 della direttiva 2006/112/CE del Consiglio , del 28 novembre 2006, gli Stati membri, tramite la loro relativa legislazione nazionale e sotto la loro responsabilità per quanto riguarda la corretta applicazione, possono esentare dall'IVA le cessioni di beni destinati a essere collocati in una zona franca e le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nella stessa.
Gli Stati membri sono liberi di organizzare i propri sistemi di recupero degli importi dovuti da parte dei cittadini a condizione che tali sistemi siano conformi alle regole generali dei trattati, e, in particolare, che non comportino discriminazioni in situazioni transfrontaliere.
La Commissione non è a conoscenza di una violazione del diritto dell’UE in questo contesto specifico.
3. Nell’UE gli operatori sono liberi di scegliere il porto di scalo che ritengono più idoneo per svolgere le loro operazioni di navigazione. Allo stesso tempo, l’UE sostiene pienamente l’obiettivo relativo alla fornitura di servizi di trasporto in modo sostenibile e alla riduzione al minimo delle esternalità negative legate ai modi di trasporto. Il Libro bianco dell’UE sui trasporti inoltre ha fissato come obiettivo generale il passaggio graduale, per le distanze superiori a 300 km, dal trasporto di merci su gomma verso altri modi, quali la ferrovia o le vie navigabili. Un panorama completo delle iniziative della Commissione a tale riguardo è disponibile sul sito web della direzione generale della Commissione "Mobilità e trasporti ".
Salve vi seguo da molto tempo e ritengo le vostre idee molto interessanti. Penso che l'Italia non abbia mai avuto l'intenzione di sviluppare il nostro territorio anzi. Dopo aver trasferito gran parte delle attività economiche redditizie in altri luoghi, l'amministrazione italiana ha riempito i vuoti con l'assistenzialismo statale che man mano ci sta togliendo senza compensarlo con adeguati investimenti e lasciandoci in braghe di tela. Non parliamo poi del "matrimonio" forzato ed innaturale con il Friuli che ci ha dato il colpo di grazia. Mi rimangono tuttavia alcuni dubbi sui quali vorrei confrontarmi con voi:1) quale interesse avrebbe secondo voi l'Onu a modificare l'irregolare status quo, confermando l'indipendenza di Trieste in base al trattato di pace, tenuto conto della mutata situazione geopolitica? Ormai non esistono più i due blocchi contrapposti ed uno stato cuscinetto non ha più il senso che poteva avere durante la guerra fredda. 2) Sarebbe disposta la comunità europea ed internazionale ad "inimicarsi" l'Italia e la Slovenia che sarebbero le nazioni più danneggiate dal TLT a pieno regime?3) Facendo riferimento all'interrogazione dell'europarlamentare Matera Barbara http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2013-006306+0+DOC+XML+V0//IT possiamo già intuire gli sgambetti che "la madre patria" ci farebbe nel caso dovessimo veramente diventare indipendenti; se, con la complicità europea, Trieste venisse economicamente isolata estendendo, per esempio, parte delle nostre agevolazioni anche agli altri porti adriatici italiani, sloveni e croati, il nostro potenziale appeal ad attirare traffici ed investimenti verrebbe a mancare o comunque diminuirebbe drasticamente.cosa ne pensate? Grazie.
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