Unica ricchezza, il porto di Trieste, il quale perderebbe però gran parte del suo valore nel giorno che fosse separato dal suo retroterra tedesco e slavo ed aggregato all'Italia, la quale stenta a dare alimento al suo vecchio e non ancora risorto porto di Venezia.
Trieste vive come un punto di intermediazione tra i porti d'oltremare e il retroterra slavo-tedesco. Sopprimere questo traffico vorrebbe dire ridurre Trieste ad un porto di pescatori. Slavi e tedeschi non ce lo permetterebbero. Un programma di sfruttamento del porto di Trieste a pro dell'italia ci apparecchierebbe nuove guerre a breve scadenza coi popoli vicini, che hanno bisogno del porto più settentrionale e più orientale dell'Adriatico.
Noi siamo convinti di non avere alcun diritto ad ipotecare per noi i vantaggi della posizione e della potenza economica di Trieste.
Se l'Italia, dopo averla conquistata, vorrà conservare Trieste, lo potrà fare soltanto a condizione di non voler sfruttare il porto a vantaggio esclusivo degli italiani.
Angariare gli slavi e i tedeschi, frastornare con dazi doganali e tariffe ferroviarie il traffico da Trieste verso le regioni rimaste all'Austria od assegnate alla nazione serbo-croata sarebbe un suicidio per noi. Sarebbe la rovina del porto di Trieste. Per il traffico dell'entroterra veneto-lombardo basta il porto di Venezia.
Luigi Einaudi
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